Nuove regole, nuove sfide. La riforma del settore beauty promette più qualità e sicurezza, ma porterà effetti concreti anche sui prezzi e sulla concorrenza.
Il settore della bellezza in Italia non è solo vanità, ma una parte consistente dell’economia e della vita sociale del Paese. Con oltre 42.000 imprese di estetica e più di 100.000 saloni di parrucchieri e barbieri, il comparto sviluppa un giro d’affari che supera i 7,3 miliardi di euro l’anno. Una galassia che intreccia lavoro, formazione, salute, consumi e, purtroppo, anche molto abusivismo.
Per questo motivo, il disegno di legge depositato dal senatore Renato Ancorotti (Fratelli d’Italia) rappresenta un passaggio importante. Una riforma che, se approvata, ridisegnerà le regole del settore dopo vent’anni, introducendo nuove figure professionali, percorsi formativi più strutturati, controlli e sanzioni più severe per chi lavora senza i requisiti.
Il testo introduce la figura dell’onicotecnico e del truccatore tecnico, riconoscendo professionalità che già operano sul mercato ma che finora non avevano un inquadramento normativo nazionale. Viene inoltre ampliata la definizione di estetica, includendo pratiche come la dermopigmentazione, sia a fini estetici sia di camouflage, e l’uso di apparecchi elettromeccanici per trattamenti di benessere.
Sul fronte della formazione, la novità più rilevante riguarda l’abilitazione obbligatoria. Non sarà più sufficiente una qualifica professionale: chiunque vorrà esercitare dovrà frequentare un corso di almeno 600 ore o dimostrare una solida esperienza lavorativa, e in ogni caso superare un esame finale. Sono previste anche specializzazioni, come quella in estetica oncologica, pensata per supportare pazienti che affrontano o hanno affrontato terapie oncologiche.
A vigilare saranno le Regioni, cui spetterà organizzare i corsi e aggiornare i programmi, includendo nuove materie come cosmetologia, anatomia, chimica e basi di marketing. Parallelamente, le sanzioni per chi lavora senza abilitazione verranno irrigidite: da un minimo di 5.000 a un massimo di 50.000 euro, con la possibilità di sospensione dell’attività fino a due anni.
Dal punto di vista dei consumatori, la riforma promette maggiore sicurezza e trasparenza. Frequentare un centro estetico o un salone con personale qualificato e certificato significa ridurre i rischi di trattamenti improvvisati, prodotti non idonei e danni alla salute. Le nuove regole dovrebbero rafforzare la fiducia dei cittadini verso un settore in cui la componente sanitaria e igienica è tutt’altro che secondaria.
Certo, l’introduzione di corsi più lunghi e di un esame finale, unita alle sanzioni più pesanti, comporterà inevitabilmente maggiori costi per i professionisti. Questo potrebbe tradursi in un lieve aumento dei prezzi dei servizi, almeno nel breve periodo. Ma si tratta di un investimento nella qualità, che nel medio-lungo termine potrebbe portare benefici anche ai consumatori: un’offerta più qualificata, una riduzione dell’abusivismo e una concorrenza più leale tra operatori.
Per gli operatori del comparto beauty, la riforma segna un cambio di paradigma. L’abilitazione obbligatoria innalza la soglia di ingresso e alza gli standard di qualità, con l’obiettivo di distinguere chi lavora in regola da chi improvvisa. Questo potrebbe penalizzare chi oggi lavora senza formazione o senza autorizzazioni, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per le imprese che investono nella professionalità.
Un settore con regole più chiare è anche un settore più competitivo e credibile. L’economia sommersa legata al lavoro nero nei servizi di estetica e acconciatura è stimata in centinaia di milioni di euro: la sua progressiva riduzione significherebbe più entrate fiscali, maggiore tutela per i lavoratori e una concorrenza più trasparente.
Dal punto di vista dei prezzi, è realistico attendersi un leggero aumento, legato ai maggiori costi di formazione e di adeguamento delle strutture. Tuttavia, il contraltare sarà un mercato più sicuro e trasparente: trattamenti eseguiti solo da operatori qualificati, riduzione dei rischi per la salute e maggiori tutele in caso di danni. Il consumatore pagherà qualcosa in più, ma per un servizio più affidabile, controllato e realmente professionale.
Non va dimenticato che molti trattamenti estetici non sono privi di rischi. L’uso di strumenti elettromeccanici, di aghi per la dermopigmentazione o di sostanze chimiche richiede competenze e conoscenze specifiche. La riforma, imponendo percorsi formativi più articolati e una certificazione finale, aumenta le garanzie per i consumatori. Un’estetista o un parrucchiere formati non solo sanno come ottenere il miglior risultato estetico, ma conoscono le norme igieniche, i limiti di intervento e i protocolli di sicurezza.
Uno sguardo all’Europa aiuta a comprendere meglio la portata di questa riforma. In molti Paesi, come Francia e Germania, la regolamentazione dei settori dell’estetica e dell’acconciatura è già molto più rigida: l’abilitazione professionale è obbligatoria e i controlli sono frequenti, a garanzia della salute dei clienti. In Italia, al contrario, la normativa era rimasta ferma da decenni, lasciando ampie zone grigie che hanno favorito l’abusivismo. È quindi prevedibile che l’allineamento agli standard europei porti a una maggiore professionalizzazione del settore, con benefici diretti per i consumatori.
Dall’abilitazione obbligatoria alle nuove figure professionali, cosa cambia per chi lavora e per i consumatori
Per comprendere meglio le implicazioni della riforma, abbiamo chiesto un commento a Pablo Gil Cagnè, make up artist e visagista di fama internazionale, esperto di trucco oncologico e fondatore della Face Place Academy di Roma, che da anni forma professionisti del settore.
Qual è la sua valutazione complessiva del disegno di legge?
«Questa riforma rappresenta un passo avanti importante, perché finalmente riconosce nuove figure professionali e dà un inquadramento chiaro a pratiche come la dermopigmentazione. Quella visagistica, a mio avviso, dovrebbe restare competenza condivisa tra estetisti e truccatori, mentre per interventi più delicati, come quelli sulle areole mammarie o sulle cicatrici, serve una specializzazione in estetica oncologica. La riforma, in questo senso, ha il merito di introdurre percorsi dedicati».
Quali sono i punti di forza della riforma?
«L’introduzione dell’abilitazione obbligatoria e di corsi di almeno 600 ore è un passo atteso da anni. Oggi l’abusivismo è molto diffuso e mina la credibilità del settore. Le nuove sanzioni, che vanno da 5.000 a 50.000 euro e prevedono la sospensione dell’attività fino a due anni, sono un segnale forte. Tuttavia, serviranno controlli efficaci perché diventino davvero un deterrente».
E le criticità?
«Trovo assurdo, ad esempio, che finora per lavorare nel trucco si sia dovuto utilizzare il codice Ateco dei consulenti di immagine. Questa riforma potrebbe finalmente fare chiarezza. E credo sia positivo che modelli già attivi in alcune regioni, come l’onicotecnica nel Lazio, vengano estesi a livello nazionale. Bene anche la regolamentazione dell’affitto di poltrona o cabine, purché tutto avvenga nel rispetto dei requisiti professionali».
Che futuro vede per il settore dopo questa riforma?
«Questa legge segna un cambio di passo che aspettavamo da anni. Ora la vera sfida sarà l’attuazione: la chiarezza delle competenze, un sistema di controlli serio e la capacità di premiare chi lavora con professionalità e nel rispetto delle regole».
Sul tema è intervenuto anche Luigi Gabriele, Presidente di Consumerismo, che ha dichiarato: “Il settore dell’estetica e dell’acconciatura non può più essere considerato solo un ambito commerciale, ma va letto come parte integrante della tutela della salute dei cittadini. Una legge che obbliga alla professionalizzazione e al rispetto di standard più elevati rappresenta un investimento nella sicurezza dei consumatori e nella credibilità del mercato”.
La riforma non è solo una questione di categorie professionali. È un provvedimento che tocca da vicino i consumatori, perché migliora la qualità e la sicurezza dei servizi a cui si affidano, e allo stesso tempo può dare ossigeno a un comparto che merita di emergere dalla zona grigia dell’abusivismo. La bellezza, quando è accompagnata da competenza e rispetto delle regole, non è un lusso, ma un valore che riguarda tutti.
“Credo che la vera sfida non sia soltanto l’approvazione della legge, ma la sua capacità di incidere concretamente sul quotidiano dei cittadini. La qualità e la sicurezza devono diventare il cuore pulsante del settore beauty, ma senza trasformarsi in un ostacolo economico per chi ne usufruisce. Solo così questa riforma potrà davvero definirsi una vittoria: per i professionisti seri che operano nel rispetto delle regole e, soprattutto, per i consumatori che meritano fiducia, trasparenza e tutela.” Barbara Molinario