La crisi del turismo balneare spinge 8,4 milioni di italiani a rinunciare alle vacanze estive, tra prezzi proibitivi e un’offerta da ripensare
Prezzi alle stelle, servizi spesso inadeguati e consumatori più attenti: perché molti rinunciano alle ferie estive. L’intervento di Consumerismo ad Agorà su Rai3 fa il punto sulla crisi del turismo balneare.
Un’estate amara per milioni di italiani, costretti a rinunciare alle vacanze a causa di costi sempre più proibitivi. Non si tratta solo del viaggio o dell’alloggio: oggi anche una semplice giornata in spiaggia può trasformarsi in un salasso. È quanto emerso dalla puntata di Agorà su Rai3, dove la segretaria generale di Consumerismo Barbara Molinario che è intervenuta per analizzare il fenomeno del “caro vacanze”, anche alla luce dei dati diffusi da uno studio realizzato da Facile.it in collaborazione con Consumerismo.
Nel 2025 saranno almeno 8,4 milioni gli italiani costretti a rinunciare alle ferie estive, e tra questi, il 69% rimarrà a casa per motivi economici. Un dato preoccupante che fotografa la difficoltà crescente di accedere a un diritto – quello al riposo e al benessere – che rischia di diventare un privilegio per pochi.
Il caro ombrellone è un tema centrale. In molte località italiane, una giornata in uno stabilimento balneare può arrivare a costare anche 60-70 euro a persona tra ombrellone, lettini e consumazioni. In un’estate in cui l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto e il turismo è diventato mordi-e-fuggi, molti italiani scelgono le spiagge libere o accorciano le vacanze. Non è solo una questione di prezzo, ma di percezione del valore: pagare tanto e non sentirsi accolti o avere servizi scadenti, spinge le persone altrove. Gli stabilimenti che lavorano bene, con prezzi trasparenti e attenzione al cliente, sono pieni. Gli altri devono interrogarsi, non solo lamentarsi.
“Ai balneari che si lamentano di una stagione in calo direi che è il momento di ascoltare i consumatori. Le spiagge affollate dimostrano che le persone vanno al mare, ma forse non trovano più conveniente o accogliente il servizio offerto. Oggi il consumatore è più attento, più informato e con un potere d’acquisto ridotto: chiede trasparenza nei prezzi, servizi adeguati al costo, e possibilità di scegliere anche soluzioni accessibili, come spiagge libere ben attrezzate. Non basta più contare solo sulla posizione geografica: serve innovare, differenziare l’offerta, puntare sulla qualità, sulla sostenibilità e sull’inclusività. Se i ristoranti sono pieni e gli stabilimenti meno, c’è un messaggio chiaro da cogliere: bisogna riconquistare la fiducia dei clienti, non aspettarsi che tornino per abitudine.”
“Prezzi alti e servizi scadenti stanno facendo scappare gli italiani dal mare. La classe media è ormai la grande esclusa delle vacanze estive: chi fino a pochi anni fa riusciva a concedersi due settimane al mare, oggi fa i conti col carovita e spesso è costretto a rinunciare. Il problema non è solo economico, ma strutturale: troppo spesso a costi elevati corrispondono esperienze deludenti, con scarsa cura del cliente, poca trasparenza nei prezzi e un’offerta ormai fuori dal tempo.”
“Un modello virtuoso esiste, e si chiama Riviera Romagnola. Lì, nonostante le difficoltà generali, si riesce ancora a garantire un ottimo rapporto qualità-prezzo, con servizi di altissimo livello, attenzione alla persona, organizzazione, pulizia, animazione e un’accoglienza autentica. Chi lavora nel turismo dovrebbe andare a studiare lì: capire come si costruisce un’offerta attrattiva, sostenibile e accessibile anche per le famiglie e per le fasce più fragili della popolazione. È da esempi concreti come questo che bisogna ripartire per salvare l’estate italiana.”
Il segnale è chiaro: non è la voglia di vacanza a mancare, ma la possibilità concreta di viverla. La crisi del turismo balneare non si risolve abbassando di qualche euro il costo del lettino, ma ripensando il modo in cui si accoglie e si valorizza il cliente. Il consumatore del 2025 non cerca solo il sole e il mare, ma esperienze accessibili, trasparenti e di qualità. E se il settore saprà cogliere questa sfida, potrà tornare a crescere davvero, senza dover contare solo sulla nostalgia.