Quantità di prodotto ridotte nelle confezioni e costi packaging ecologici scaricati su utenti. Pratica “svuotacarrello”: a parità di spesa fino si acquista fino al -30% di prodotto.
Consumatori contro l’industria alimentare per la vicenda degli aumenti occulti dei prezzi al dettaglio. Un caso su cui ora l’associazione Consumerismo No Profit , dopo aver inviato una segnalazione all’Antitrust, avvia una campagna informativa in tutta Italia per informare i consumatori e metterli in guardia dal fenomeno “svuotacarrello”.
Al centro della vicenda – che è stata oggetto della puntata odierna di Mi Manda Raitre – la pratica sempre più diffusa, confermata anche dalle rilevazioni dell’Istat, di ridurre le quantità di prodotto contenute nelle confezioni di alimentari (dalla pasta al riso, passando per biscotti e surgelati) e di beni per la casa o l’igiene personale (carta igienica, dentifrici, shampoo, ecc.) venduti presso negozi e supermercati, mantenendo però inalterati i prezzi al pubblico. Una prassi che inganna i consumatori, i quali non hanno la percezione di subire un aggravio di spesa, e svuota i carrelli anche del -30%, poiché a parità di spesa le quantità portate a casa sono inferiori – denuncia Consumerismo.
Tale fenomeno crea una inflazione “occulta”, giustificata dalle aziende con l’esigenza di garantire la salute dei consumatori riducendo le quantità di grassi e sali come imposto dall’Ue, e di sostenere il peso dei packaging ecologici, che hanno costi più elevati e finiscono per essere scaricati sugli utenti finali.
Un caso che finisce all’attenzione dell’Antitrust, cui Consumerismo ha inviato una segnalazione chiedendo di acquisire i dati dell’Istat e aprire una indagine per la possibile fattispecie di pratica commerciale scorretta, e che sarà oggetto di una campagna informativa a tappeto in tutta Italia, in cui verrà spiegato ai consumatori come difendersi dal fenomeno confrontando sempre i prezzi al kg o al litro.