Diritto alla riparazione anche dopo la fine del periodo di garanzia: la nuova normativa approvata dal Parlamento Europeo
Quante volte piuttosto che effettuare una costosa riparazione o dover attendere tempi lunghissimi per vedere riconsegnato il nostro dispositivo o elettrodomestico abbiamo deciso di sostituirlo piuttosto che ripararlo? Vi sarà senz’altro capitato di avere un incidente di funzionamento con il vostro smartphone, lavatrice, televisore, o altro, a poche settimane dopo la scadenza della garanzia. A fronte di dispendiose riparazioni e tempi di attesa molto lunghi, e diciamolo, ormai senza alcuni alleati tecnologici la nostra vita è davvero impossibile, sono tantissime le persone che decidono di acquistare un nuovo prodotto piuttosto che riparare quello non più funzionante. Ed è così che si arriva alla cifra di 12 miliardi di euro che, ogni anno, vengono spesi dai cittadini europei, o meglio “persi” per acquistare nuovi elettrodomestici, smartphone, tablet, televisori o computer invece di riparare i dispositivi già in possesso. È facilmente intuibile quanto questa pratica sia poco sostenibile, basti pensare che per lo smaltimento dei RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici, ogni anno vengono prodotte 261 milioni di tonnellate di CO2, si consumano 30 milioni di tonnellate di risorse e vengono generati 35 milioni di tonnellate di rifiuti.
Lo scorso 23 Aprile, il Parlamento Europeo ha approvato una nuova normativa inerente al diritto di riparazione, che con 584 voti a favore è pronta a diventare legge. Il diritto alla riparazione può effettivamente abbattere questi numeri allarmanti.
La normativa coinvolge tutti i beni di consumo di tipo digitale ed elettronico come smartphone, piccoli e grandi elettrodomestici, televisori, supporti audio, pc o tablet. I produttori saranno adesso obbligati a fornire tutte le informazioni riguardanti le riparazioni ed offrire assistenza ad un “costo ragionevole”. Questo significa condividere, anche con i piccoli riparatori (oggi non autorizzati), tutte le informazioni riguardo i pezzi di ricambio e renderli disponibili anche per i piccoli centri ad un “costo ragionevole”. L’obiettivo è anche quello di abbassare il costo delle riparazioni, in modo da non scoraggiare il consumatore alla riparazione. Sono proprio i costi di riparazione alti a farci scegliere di acquistare un nuovo prodotto; tanto che, molte volte, si è perfino parlato di obsolescenza programmata, con il fine di “costringerci” a sostituire un dispositivo indispensabile. La normativa prevede un altro vantaggio: i consumatori che sceglieranno la riparazione piuttosto che la sostituzione, avranno diritto ad un anno di garanzia aggiuntivo sul prodotto.
La maggior parte dei cittadini lavora con smartphone e pc alla mano. Non possiamo, quindi, permetterci di vivere per ventiquattro ore senza. Finora, l’unica informazione riguardo tempistiche e costi è celata dietro le diciture “costo ragionevole” e “tempistiche ragionevoli”. Un po’ vago? I consumatori avranno diritto ad un dispositivo “supplente” in attesa della ri-consegna del proprio? Sono dettagli sui quali va presto trovata una risposta.
La Commissione Europea ha in programma anche il lancio una piattaforma attraverso la quale sarà possibile trovare sia i centri di riparazione più vicini alla propria abitazione, sia i rivenditori di dispositivi usati e ricondizionati. E parlando di dispositivi ricondizionati, c’è una grande novità: i produttori non potranno più proibire l’utilizzo di pezzi di ricambio non originali e non potranno rifiutarsi di riparare dispositivi se manipolati da terzi. Questa è un’ottima notizia, soprattutto per quei pezzi di ricambio ormai vecchi e difficili da recuperare che potranno, quindi, essere creati in modo indipendente o con la stampa 3D. Una possibilità questa che apre uno scenario importante riguardo nuovi lavori a disposizione dei giovani in cerca di impiego.
Altro ambito sul quale lavorare sarà quello degli istituti professionali per formare nuovi operatori in grado di riparare questa nuova importante quantità di apparecchi che potranno essere rivitalizzati invece che gettati via.
I Paesi Europei, per recepire la Direttiva, avranno a disposizione 24 mesi di tempo dal momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e per questa pubblicazione ci vorrà ancora qualche mese, come ha confermato l’Ufficio Stampa del Parlamento Europeo.
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