
L’associazione di consumatori Consumerismo No Profit ha chiesto formalmente al Governo il ritiro dell’Articolo 7 della bozza di Legge Finanziaria, che prevede l’innalzamento dell’aliquota della ritenuta d’acconto (e della cedolare secca) dal 21% al 26% sui corrispettivi lordi derivanti dai contratti di locazione breve.
In una nota diffusa alla stampa, l’associazione definisce la misura un “errore strategico” e un colpo grave per un settore che, con oltre 500.000 alloggi ad uso turistico stimati in Italia, rappresenta un pilastro essenziale per la ripresa del turismo e per l’indotto economico.
“L’aumento del 5% sull’aliquota precedentemente in vigore, che si traduce in un aggravio fiscale di quasi il 24% per gli operatori, penalizza chi opera nella legalità e rischia di spingere nuovamente gli operatori meno trasparenti verso il sommerso,” afferma Consumerismo.
L’associazione, in linea con la sua missione di tutela congiunta di consumatori e imprese sane, sottolinea come la mossa del Governo accusi la disparità di trattamento con il sistema ricettivo tradizionale. “Il settore degli affitti brevi è nascente e ha bisogno di essere consolidato. Questa manovra, invece, lo indebolisce ulteriormente per favorire un settore alberghiero che è storicamente iper-incentivato e pieno di sussidi.”
Consumerismo No Profit ha quindi chiesto che il Governo faccia un passo indietro immediato sull’Articolo 7 e si concentri invece sulla regolamentazione del sommerso e dell’abusivismo, attraverso l’implementazione di registri nazionali e la tracciabilità, garantendo la competitività del modello turistico diffuso.
La misura, se confermata, entrerebbe in vigore a partire dal 1° febbraio 2026 per quanto riguarda l’aumento della ritenuta al 26%, e dal periodo d’imposta 2026 per la soppressione della precedente norma sull’opzione.