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Come affrontare il disagio permanente. La soluzione da una bimba di 7 anni

"Papà, bisogna essere comodi quando si sta scomodi": la lezione più strategica del futuro

L’ha detto mia figlia. Ha sette anni. L’ha detta così, di colpo, mentre si infilava una scarpa stretta prima di andare a scuola. Mi sono fermato. Dentro quella frase, c’era molto di più di un semplice tentativo di auto-convincimento: c’era una verità esistenziale e strategica. Una verità che riguarda tutti noi. Ma soprattutto riguarda i giovani, e chi li educa.

Viviamo in un’epoca in cui il disagio è diventato permanente. Non si tratta più di affrontare crisi momentanee: viviamo nella continua sovrapposizione di crisi – ambientale, tecnologica, geopolitica, psicologica, educativa. Il World Economic Forum l’ha definita “polycrisis”: un sistema in cui i problemi si intrecciano, generando instabilità sistemica. In questo scenario, l’educazione – familiare, scolastica, aziendale, spirituale – deve insegnare una nuova virtù: saper stare nella scomodità senza perdere sé stessi.

L’illusione della protezione, la necessità dell’attrito

Troppe volte abbiamo confuso amore con protezione. Ma ciò che protegge troppo, indebolisce. Viviamo in un tempo in cui cerchiamo di risparmiare ai nostri figli ogni frustrazione, ogni attesa, ogni fallimento. Eppure, è proprio dalla scomodità guidata che nasce il carattere, la visione, la capacità di tenere la rotta quando il vento gira. Secondo un’indagine Eurobarometro (2024), il 59% dei giovani europei si sente “senza controllo sul proprio futuro”. Non è un problema solo individuale. È un deficit strategico.
Una società che produce generazioni fragili, genera leadership deboli e sistemi vulnerabili.

Antifragilità: l’unica competenza che cresce sotto pressione

Nel suo celebre libro, Nassim Nicholas Taleb parla di antifragilità: la capacità di migliorare a contatto con il disordine. Non è solo resilienza (resistere), è qualcosa di più: trasformare il disagio in forza, l’incertezza in creatività. Harvard, 2021: uno studio mostra che i giovani esposti a esperienze guidate di scomodità reale sviluppano una maggiore flessibilità cognitiva (+35%) e un livello superiore di grit, la tenacia interiore che sostiene gli obiettivi nel tempo. Educare alla scomodità non significa traumatizzare.
Significa introdurre attrito, ritardare la gratificazione, dare esperienze complesse ma significative. Significa insegnare a stare nel dubbio senza crollare.
A reggere la soglia.

La bussola interiore: dove ci si aggrappa quando la mappa brucia

Alcuni Paesi lo hanno capito. In Finlandia, i bambini imparano fin da piccoli a prendere decisioni autonome in contesti reali: errori, confronto con l’altro, piccoli fallimenti. Crescono non protetti, ma potenziati. Nel mondo del lavoro, alcuni programmi di mentoring stanno finalmente cambiando rotta: ai giovani si assegna ownership precoce su progetti ambigui, senza guida rigida. Un modo per simulare la leadership sotto pressione. Non formiamo più per la stabilità. Formiamo per navigare nel caos con lucidità.

C’è un punto però ancora più profondo.
Possiamo allenare mente e competenze, ma se non educhiamo una coscienza solida, tutto crollerà al primo grande scossone. Uno studio dell’Università di Oxford (2022) dimostra che i giovani che coltivano pratiche spirituali o riflessive sviluppano una maggiore coerenza decisionale in ambienti ambigui. Non si parla di religione dogmatica. Si parla di radici interiori, di direzione profonda, di senso. Insegniamo troppo poco a discernere. A stare nel silenzio. A distinguere l’essenziale dal rumore. Senza una bussola valoriale, nessuna intelligenza artificiale, nessuna skill tecnica, nessun algoritmo ci salverà.

La sfida per tutti

“Papà, bisogna essere comodi quando si sta scomodi.”

Questa è forse la competenza più importante del futuro. Imparare a non essere spezzati dalla tensione, ma a respirarla. Stare in piedi mentre attorno si muove tutto. Restare fedeli a ciò che conta, anche se nessuno lo conferma. Saper vivere con intensità anche quando è faticoso. Perché è lì, proprio lì, che si forma la sostanza delle persone e delle civiltà. Noi adulti dobbiamo fare spazio a questa pedagogia nuova.
Più vera. Più forte. Più spirituale. Perché se i nostri figli sapranno stare scomodi con dignità, allora saranno liberi davvero.

Davide Maestri

Davide Maestri è un imprenditore e advisor strategico con una ventennale esperienza in crescita aziendale, corporate finance e trasformazione d’impresa. Laureato in Scienze Politiche ed Economiche con specializzazione in Comunicazione d’Impresa e Marketing, ha conseguito un Master in Management e Sport Management e un diploma post-laurea ISPI in Geopolitica e Relazioni Internazionali. Ha affiancato corporate, fondi e istituzioni nella definizione di strategie di crescita, governance e posizionamento, guidando operazioni di exit, IPO e raccolte capitali multimilionarie, in contesti ad alta complessità e scenari geopolitici in evoluzione. Ha collaborato con multinazionali, società di consulenza globale e fondi d’investimento su progetti di M&A, sviluppo di nuovi modelli di business, valorizzazione di asset strategici e ristrutturazioni aziendali. Con un approccio che integra visione macro-strategica ed execution operativa, ha operato in 13 mercati tra Europa, Stati Uniti e Medio Oriente, accompagnando oltre 380 talenti nel loro sviluppo. È noto per la sua capacità di leggere i sistemi complessi, anticipare trend e costruire ecosistemi a impatto positivo. Oltre alle sue aziende Talents Court e Wise Gate, nel settore non profit è senior partner di Grateful Foundation ETS, think tank dedicato alla promozione dell’Economia Sferica e della centralità della persona. È autore del libro "Talents Court. Strategie per allenare il talento" (2023) e fondatore di Punti Cardinali (2025), piattaforma editoriale che integra contenuti strategici, analisi e visione sul futuro. info@maestridavide.com
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