Il procedimento, conclusosi con una sanzione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha rilevato l’utilizzo di messaggi pubblicitari ingannevoli in materia di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa. Le aziende, secondo quanto accertato, avrebbero diffuso informazioni fuorvianti circa il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’etica della propria filiera produttiva, veicolando un’immagine di responsabilità che non corrispondeva alla realtà dei fatti.
“È una forma sofisticata di greenwashing ed ethics washing – dichiara Luigi Gabriele – attraverso cui si crea una fiducia artificiale nel consumatore, che viene indotto all’acquisto ritenendo di contribuire a un modello produttivo etico e sostenibile. Il danno è sia economico che reputazionale, e colpisce l’intero mercato.”
Anche al fine di valutare nel dettaglio le violazioni accertate dall’Autorità e predisporre iniziative a tutela dei consumatori coinvolti, Consumerismo ha messo a disposizione un modulo di segnalazione (clicca qui per iscriverti all’Associazione e scaricare il modulo) per tutti coloro che abbiano effettuato acquisti dei prodotti pubblicizzati con riferimenti alla responsabilità etica e ambientale, così da valutare eventuali azioni collettive risarcitorie.
Ebbene, in un mercato dove il valore reputazionale gioca un ruolo fondamentale, occorre prevenire e contrastare ogni forma di pubblicità ingannevole o strumentale. Non si può più tollerare che le parole ‘etica’, ‘sostenibilità’ e ‘responsabilità’ vengano usate come strumenti di marketing, quando non sono supportate da comportamenti reali e verificabili.