
L’agricoltura in tempi bui ed incertezza dei mercati finanziari, come asset strategico di un Paese
La terra, il mattone insieme all’oro e molti altri, sono beni rifugio sopratutto in un momento come quello attuale che vede schizzare in alto i prezzi del gas e del petrolio, che impatta sui prezzi dell’energia, della plastica, dei trasporti producendo una volatilità pazzesca, per questo molti mi dicono che sono fortunato perché lavoro in agricoltura, che al netto di alcuni aumenti, resta poco volatile e anzi, anticiclico.
Il PNRR offre la possibilità di utilizzare una grande quantità di soldi, per rendere questo Paese “Resiliente”, cioè capace di resistere ai cambiamenti, di non esserne scalfito. Mi chiedo se ci riusciremo nell’intento, se gli investimenti del Piano, renderanno veramente questo Paese in grado di resistere ai cambiamenti in atto.
L’agricoltura nel PNRR ha un importante spazio, addirittura gli sono stati dedicati ben 7 Mld € sui 209 totali del piano. Una tale cifra dedicata ad un settore che pesa oltre il 15% del PIL, a mio parere è piuttosto esigua.
Qualcuno si è chiesto quali sono i cambiamenti che si abbattono sull’agricoltura e che dovremmo essere in grado di combattere con il PNRR?
Se non partiamo da una analisi approfondita del problema, non potremo sperare che progetti, investimenti ed azioni possano essere risolutivi e rendere questo settore, e questo Paese, più forte. Personalmente identifico alcune criticità, che, al contempo, potrebbero costituire una grande opportunità se utilizzassimo le risorse del PNRR per trasformare un comparto che pesa oltre il 15% del PIL di questo Paese.
Se guardassimo all’Europa, all’area del mediterraneo e alla strada che la frutta e verdura percorrono, potremmo notare delle cose interessanti, delle grandi opportunità che stiamo perdendo. Mi spiego meglio: se potessimo guardare al mondo con gli “occhiali” del fruttivendolo e contemporaneamente indossare quelli della “sostenibilità” non potremmo non notare che la nostra posizione geografica (al centro dell’Europa) costituisce una grande opportunità. Se importiamo pomodori da Olanda e Spagna, fagiolini dal Senegal, insieme a meloni e zucchine e altre decine di ortaggi, senza considerare tutta la frutta che viene dal sud America, significa che c’è un certo ritardo di sviluppo del comparto agricolo nostrano e che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.
Se un domani dovessimo misurare il peso carbonico, l’impronta delle nostre azioni, del nostro lavoro, dei nostri prodotti, apparirà chiaro che i fagiolini che vengono coltivati in Senegal, e arrivano a Milano, avranno una impronta carbonica decisamente superiore a quelli prodotti a Latina o in Romagna. Figuriamoci poi se questi fagiolini dovessero arrivare, per via aerea, a Berlino o Londra. Una scelta poco sostenibile, non trovate?
Quali sono allora i punti deboli dell’agricoltura italiana?
A mio giudizio, il primo punto è che l’agricoltura del nostro Paese, nonostante fatturi quasi 60 Mld di €, non è in grado di soddisfare la domanda interna; l’import a valore si attesta intorno ai 4,5 Mld di € annui. Il secondo è che potremmo aumentare la quota dell’export che oggi conta quasi 5 Mld di € annui. Approfittando della posizione geografica strategica, potremmo portare i fagiolini a Berlino e Londra, con una impronta carbonica sicuramente più bassa di quella del Senegal e, approfittando dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, essere più sostenibili dei produttori agricoli Olandesi e nord Europei in generale, che utilizzano prevalentemente gas metano. Se oggi utilizzassimo le conoscenze e le tecnologie a nostra disposizione, utilizzare la robotica, l’intelligenza artificiale, potremmo trovare facilmente spazi commerciali che possono valere dai 5 ai 20 Mld di € l’anno. Dimenticavo l’incipit… l’economia derivante dalla terra non è volatile, anzi anticiclica, ciò rende il comparto resiliente e molto interessante ed è per questo che nel 2020 gli investimenti nell’Agritech, in tutto il mondo, hanno fatto registrare una cifra vicina ai 30 Mld di $, in casa nostra cosa stiamo facendo?