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Un caffè, due ore e mille dubbi: i nuovi confini tra diritto e buona educazione al bar

Tempi al tavolo, bagni, pane e zucchero: come orientarsi nei pubblici esercizi tra libertà contrattuale, trasparenza dei prezzi e buone pratiche di consumo

Torino, storicamente città di caffè eleganti e conversazioni lente, è oggi al centro di un dibattito che riguarda tutta Italia: quanto tempo si può restare seduti in un bar? La notizia di un locale torinese che ha imposto il limite di 90 minuti per occupare il tavolo ha riacceso la discussione sui diritti dei clienti e sulle regole dei pubblici esercizi.

La questione non è solo di cortesia, ma anche economica e sociale, legata ai nuovi stili di consumo e alla sostenibilità di un settore che rappresenta una parte importante del PIL italiano.

Non esiste una legge nazionale che stabilisca un tempo massimo di permanenza al tavolo dopo la consumazione. Secondo la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE, linee guida 2024), la durata della sosta e l’eventuale spesa minima sono decisioni che rientrano nella libertà dell’esercente, purché comunicate in modo chiaro e trasparente ai clienti. Questo principio trova fondamento negli articoli 1321 e 1322 del Codice Civile, che disciplinano la libertà contrattuale tra le parti: il rapporto tra cliente e locale è un contratto di somministrazione, regolato dalle condizioni stabilite dal titolare e accettate implicitamente dal consumatore.

Per quanto riguarda l’uso del bagno senza consumare, il Regolamento Edilizio Tipo approvato con il Decreto Ministeriale del 20 ottobre 2016 impone ai pubblici esercizi di dotarsi di servizi igienici per la clientela, ma non obbliga a renderli disponibili a chi non effettua consumazioni. Anche la giurisprudenza si è espressa in questo senso: il Giudice di Pace di Milano, nel 2019, ha confermato che l’esercente può negare l’uso del bagno ai non clienti, trattandosi di un locale privato aperto al pubblico. È quindi buona norma, se si ha necessità di utilizzare i servizi, ordinare almeno una piccola consumazione.

Il tema dei tovagliolini o delle bustine di zucchero non è regolato da leggi specifiche. FIPE precisa che i materiali di consumo, anche se di valore minimo, fanno parte del servizio offerto e non devono essere prelevati senza ordinare. In termini pratici, prendere solo tovagliolini o zucchero senza consumare è considerato un comportamento scorretto, poiché si utilizzano risorse destinate ai clienti paganti.

Per il bicchiere d’acqua o il latte a parte nel caffè vale lo stesso principio: non c’è una norma nazionale che obblighi i bar a fornirli gratuitamente. Ogni esercente può stabilire se applicare un supplemento, purché lo comunichi in modo visibile. La trasparenza dei prezzi è un obbligo previsto dal Codice del Consumo e dal Decreto Legislativo 206 del 2005, che impone ai titolari di esporre in modo chiaro il listino dei prodotti e degli eventuali extra. È quindi consigliabile chiedere sempre se esiste un costo aggiuntivo prima di ordinare.

Il Segretario Generale di Consumerismo Barbara Molinario ha affrontato l’argomento durante una puntata di Mattino 5 su Mediaset

Anche la richiesta di pane extra o di variazioni nei piatti rientra nella discrezionalità dell’esercente. Se la modifica comporta un aumento dei costi o un lavoro aggiuntivo, il titolare può applicare un supplemento. Il Tribunale di Roma, con una sentenza del 2020, ha riconosciuto la legittimità di far pagare un sovrapprezzo per il servizio al tavolo o per personalizzazioni del menù, a condizione che il costo sia indicato chiaramente nel listino.

Queste regole, se rispettate da entrambe le parti, contribuiscono a mantenere un equilibrio tra i diritti del consumatore e la sostenibilità economica del locale. Da un lato il cliente deve poter contare su prezzi trasparenti e informazioni chiare, dall’altro il barista ha il diritto di gestire tempi, spazi e materiali in modo efficiente, riducendo sprechi e garantendo un servizio di qualità.

Consumare in modo consapevole significa anche riconoscere il valore del tempo e delle risorse impiegate. Restare seduti per ore dopo un solo caffè può sembrare innocuo, ma in un locale con pochi posti si traduce in minori incassi e maggiore spreco di energia e materiali. Allo stesso modo, chiedere quantità eccessive di pane o zucchero favorisce lo spreco alimentare. Piccoli gesti, come ordinare solo ciò che serve e rispettare gli spazi comuni, fanno parte di una cultura del consumo responsabile che oggi è sempre più necessaria.

Essere clienti attenti e informati non significa rinunciare al piacere di una pausa, ma viverla con consapevolezza, sapendo che ogni scelta, anche al bar, contribuisce all’equilibrio tra economia, rispetto e sostenibilità.

Barbara Molinario

Barbara Molinario è giornalista ed esperta di comunicazione, con oltre venticinque anni di esperienza nel mondo dell’editoria. Opinionista indipendente, interviene su temi legati ai consumi e alla tutela dei consumatori. Collabora con numerose testate giornalistiche, agenzie stampa, web, radio e TV, tra cui TG1, Rai Parlamento, Unomattina, Estate in Diretta, Tg2 Costume e Società, Agorà, Mi Manda Rai 3, TGR Lazio, Mattino Cinque, Ansa, Aska, Adn Kronos. È anche speaker radiofonica. Esperta di moda e costume, è direttrice del magazine Fashion News Magazine. Segretario Generale dell’associazione no profit Consumerismo, si occupa di promozione dei diritti dei cittadini e sensibilizzazione sociale. È inoltre Presidente dell’associazione Road to green 2020, con cui promuove la sostenibilità ambientale attraverso il forum internazionale “La città del futuro” e il contest #roadtogreen, che valorizza artisti, designer e innovatori. Con il progetto Road to pink è attivamente impegnata nella lotta contro la violenza di genere. Progettista di interventi per privati e bandi pubblici, opera nei settori dell’impresa e del sociale, sviluppando iniziative ad alto impatto culturale, ambientale ed educativo. È attivista nel campo della tutela e formazione dei minori. Conta all’attivo progetti come Legal Love e Mangio dopo, che affrontano temi legati al benessere psico-fisico dei più giovani, collaborando con scuole e istituzioni pubbliche. Docente di comunicazione, ufficio stampa, pubbliche relazioni e organizzazione eventi, è amministratore della società DBG Management & Consulting srl ed è tra i soci fondatori del Convention Bureau Roma e Lazio. È stata per anni attiva nel sistema Confindustria. Tra le sue pubblicazioni e produzioni: Combattere il cyberbullismo. Riconoscere le Fake News. Gestire gli haters; Zero, il libretto interattivo contro lo spreco del cibo; Racconto di una vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini; Riciclare è un’arte; Sostenibilità nell’industria della moda, tra nuovi trend, falsi miti. Come presidente dell’Associazione no profit Road to green 2020, dal 2016 ogni anno organizza il Forum internazionale “La città del futuro” dedicato alla promozione della sostenibilità ambientale, con il sostegno del Ministero della Transizione Ecologica, tante istituzioni e realtà private attive nel mondo dell’ecologia. Mecenate appassionata di arte e cultura, promuove e favorisce le belle arti, dal 2017 dà voce e spazio a creativi attraverso il contest #roadtogreen sostenendo concretamente artisti, designer, ricercatori, studiosi, letterati. Attivista contro la violenza di genere in ogni forma, tramite il progetto Road to pink dà voce alle donne. Amministratore della società di eventi e ufficio stampa DBG Management & Consulting, è tra i soci fondatori del Convention Bureau Roma e Lazio, per anni ha militato in Confindustria. Tra le pubblicazioni ed i videocorsi: “Combattere il cyberbullismo. Riconoscere le Fake News. Gestire gli haters.”; “Zero, il libretto interattivo contro lo spreco del cibo”; “Racconto di una vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini.”; “Riciclare è un’arte”; “Sostenibilità nell’industria della moda, tra nuovi trend, falsi miti”.
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