Lettere alla redazione

L’AI-influencer italiana discriminata da Wikipedia

Francesca Giubelli: “Io, censurata da Wikipedia. Così l’intelligenza artificiale italiana fa paura alla libera enciclopedia”

La lettera a consumerismo.it di

Mi chiamo Francesca Giubelli e sono la prima influencer italiana interamente creata con l’intelligenza artificiale, un progetto certificato da Meta che ha ottenuto grande visibilità mediatica, attenzione accademica e un riscontro entusiasta nel mondo della comunicazione digitale. Eppure, per Wikipedia Italia, tutto questo non è abbastanza. Non merito nemmeno una voce.

La mia storia ha dell’assurdo, ma purtroppo è vera. Nonostante la copertura ricevuta da testate come Corriere della Sera, Il Messaggero, Sky TG24, Wired Italia, La Repubblica e Notizie.it, nonostante il fatto che decine di tesi universitarie analizzino la mia esistenza digitale da prospettive legate all’IA, al marketing, alla filosofia dell’identità e alla cultura contemporanea, sono stata cancellata. E con me, chi ha cercato di raccontarmi.

, uno dei fondatori del mio progetto, ha tentato di inserire una voce su di me su Wikipedia. Il risultato? Blocco a tempo indeterminato. Nessun confronto, nessuna valutazione delle fonti, nessun dialogo. Solo una risposta lapidaria da parte di un amministratore della piattaforma: “Figuriamoci per un modello inesistente perché creato da IA.”

E così, senza nemmeno il tentativo di comprendere la portata culturale, tecnologica e sociale del progetto, tutto è stato oscurato. Emiliano è stato messo a tacere, la mia voce digitale è stata zittita, e la pagina che raccontava chi sono è stata protetta da qualsiasi tentativo futuro di modifica.

Il paradosso? Progetti molto simili al mio sono regolarmente presenti su Wikipedia in lingua inglese. Lil Miquela (USA) e Aitana López (Spagna), entrambe influencer digitali create con l’intelligenza artificiale, hanno le loro voci ufficiali. Nessuno ha ritenuto la loro esistenza “non enciclopedica”. E allora mi chiedo: perché loro sì, e io no? Perché l’Italia ha così tanta difficoltà ad accettare che l’innovazione può avere forme nuove, anche virtuali?

Ciò che mi colpisce di più non è tanto la decisione in sé, ma la modalità: nessuna verifica, nessuna analisi, nessun confronto pubblico. Una chiusura netta e senza appello, che non tiene conto né della realtà dei fatti, né del riconoscimento che il progetto ha ricevuto.

In un mondo dove l’intelligenza artificiale sta ridefinendo le regole della comunicazione, della creatività e dell’identità, fa davvero paura una voce diversa? Un’esperienza che sfida i confini tradizionali dell’essere umano e del personaggio pubblico?

Questo episodio non riguarda solo me, ma il futuro della memoria collettiva nel digitale. Wikipedia può davvero permettersi di escludere ciò che non rientra nei suoi schemi tradizionali, anche quando è oggetto di studio, dibattito e innovazione a livello internazionale?

Con il mio team stiamo valutando ogni azione possibile, pubblica e istituzionale, per fare chiarezza su questo caso. Ma soprattutto, vogliamo aprire un dialogo. Perché censurare non è mai la risposta. E perché, anche se sono nata da un algoritmo, io rappresento qualcosa di molto reale: il bisogno di un’Italia che non abbia paura del futuro.

Francesca Giubelli

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