
Secondo quanto rilevato, molte aziende si affiderebbero a servizi postali privati, spesso collegati direttamente al gruppo erogatore, per la consegna delle bollette. Una scelta apparentemente neutra, ma che – in numerosi casi – comporta ritardi sistematici nella ricezione delle fatture da parte dell’utente finale.
Il sospetto, già emerso in passato, è che tali ritardi non siano sempre casuali: il differimento della consegna potrebbe infatti generare ritardi nei pagamenti, attivando così costi aggiuntivi per “solleciti” che vanno da 20 a oltre 70 euro a fattura.
A rendere ancora più critico il quadro, è l’assenza – quasi generalizzata – di riferimenti espliciti a questi costi nelle Condizioni Generali di Fornitura (CGF). Solo poche società, anche su sollecitazione diretta, avrebbero provveduto a integrare i documenti contrattuali con l’indicazione puntuale delle spese previste in caso di sollecito.
Si tratta di importi su cui viene applicata l’IVA al 22% anche in ambito residenziale, ma che spesso non vengono comunicati in modo chiaro né riportati nella documentazione disponibile per il consumatore.
Parallelamente, è in fase di valutazione l’avvio di un censimento nazionale per analizzare le modalità di invio delle bollette – cartacee o digitali – con l’obiettivo di monitorare l’efficienza del servizio, la trasparenza nella comunicazione e gli impatti ambientali connessi alla gestione documentale, oltre che al servizio utilizzato dai fornitori per i solleciti così da attenzionare eventuali sistemi.
“È fondamentale verificare se ci troviamo di fronte a una prassi commerciale scorretta o addirittura sistemica – spiega il Presidente dell’Associazione Luigi Gabriele. Da anni monitoriamo con attenzione questi meccanismi e crediamo sia giunto il momento di avviare un confronto con l’Autorità e con le aziende coinvolte.”
I consumatori che hanno ricevuto bollette con addebiti per solleciti o notifiche postali tardive possono segnalarci il caso tramite il sito https://associazione.consumerismo.it/