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Sanità in viaggio: quando curarsi diventa una gita fuori porta

Da Crotone a Mesoraca per un’ecografia urgente. Il racconto di un disservizio che tocca migliaia di cittadini e alimenta il business privato

In Calabria, anche un’ecografia può trasformarsi in un viaggio d’avventura. Mesoraca, piccolo borgo della provincia di Crotone immerso tra i monti e i torrenti della Sila Piccola, è un luogo di bellezza autentica, dove il tempo sembra essersi fermato tra i vicoli e le chiese antiche. Ma non ci si va per turismo quando si ha un problema di salute urgente. Eppure, è proprio lì che il sistema sanitario pubblico mi ha mandato, a oltre cento chilometri da casa, per una semplice ecografia addominale.

Il medico mi aveva consigliato di farla subito, vista la gravità del mio problema. Così mi sono collegata alla piattaforma regionale per le prenotazioni sanitarie. Prima data utile: ottobre 2025, a Mesoraca. Seconda possibilità: marzo 2026, a Cosenza. Davanti a queste opzioni, la parola “urgenza” perde significato. Centootto chilometri, quattro ore tra andata e ritorno, un viaggio che richiederebbe un accompagnatore perché, nelle mie condizioni, non posso guidare. Ma chi accompagna un malato per quattro ore tra le montagne, se non hai una famiglia su cui contare? In Calabria, la famiglia è il vero welfare. Per chi non ce l’ha, resta solo l’arrangiarsi.

Anche i mezzi pubblici sono un’illusione. I collegamenti sono pochi, lenti, e spesso inaffidabili. Così, la scelta diventa un bivio tra la fatica e il portafoglio: pagare qualcuno che ti accompagni o pagare di tasca propria una visita privata. Ho fatto due conti e ho scelto la seconda. Alla fine, il costo di un esame a pagamento si equivale con quello di un viaggio in giornata, tra benzina, pedaggi, pasti e compenso a chi ti accompagna.

È bastata una telefonata per avere un appuntamento nel giro di pochi giorni in un centro privato. Una rapidità che fa riflettere. In una regione dove la sanità pubblica è in affanno, il settore privato cresce come un fungo, intercettando un bisogno reale e trasformandolo in opportunità economica. Nascono centri diagnostici ovunque, si moltiplicano i poliambulatori e gli studi medici convenzionati. Un’economia della malattia che alimenta un circolo vizioso: più si indebolisce il pubblico, più si rafforza il privato. E così, la Calabria, la regione più povera d’Europa, diventa un terreno fertile per un business che muove milioni.

Secondo i dati Istat, negli ultimi anni oltre 4 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per motivi economici. Tra questi, la quota più alta si registra proprio nel Mezzogiorno, dove le liste d’attesa scoraggiano e la carenza di strutture costringe a viaggi infiniti. È un paradosso: dove la povertà è più alta, le cure costano di più.

L’Articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla salute come fondamentale per l’individuo e la collettività. Un principio meraviglioso, ma lontano dalla realtà di chi deve scegliere tra la cura e la sopravvivenza quotidiana. Garantire cure gratuite agli indigenti è un dovere dello Stato, ma cosa accade quando la macchina amministrativa non regge e i cittadini sono costretti a pagare per esercitare un diritto?

La mia ecografia privata, fatta in pochi giorni, è andata a buon fine. Ma mentre firmavo il pagamento, ho pensato a chi non può permetterselo. A chi, davanti a una diagnosi incerta o a un dolore sospetto, rinuncia perché non ha i mezzi, o perché non trova un passaggio per raggiungere la struttura più vicina.

Per questo, denunciare i disservizi non è solo un atto di sfogo personale, ma un gesto civico. È necessario segnalare ritardi, carenze e abusi alle autorità competenti, alle associazioni di tutela e ai canali ufficiali. I cittadini devono essere parte attiva del cambiamento, perché solo portando alla luce le inefficienze si può pretendere una sanità equa, accessibile e trasparente.

Il consiglio pratico per chi si trova in situazioni simili è di verificare sempre le disponibilità su più province, chiedere supporto ai medici di base e segnalare ogni anomalia al servizio URP della propria ASL o al Ministero della Salute tramite il portale online. Anche le associazioni dei consumatori possono offrire assistenza per ricorsi e reclami.

In attesa di una riforma strutturale, la salute resta un diritto da difendere giorno per giorno. E se capita di dover attraversare le montagne per un’ecografia, ricordiamoci che la strada più lunga non dovrebbe mai essere quella verso la cura.

Dominique Marino

Responsabile Dipartimento Farmaceutica di Consumerismo no profit. Laurea in Chimica, ha lavorato presso una multinazionale farmaceutica come responsabile nazionale dei rapporti con le Associazioni Consumatori, rapporti istituzionali con le Regioni ed è stato responsabile accesso farmaci a livello regionale.
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