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Ecco come stanno i bilanci di TV, Giornali e Pacchi

È disponibile sul sito dell’Autorità il focus bilanci, delle imprese operanti nel settore dell’editoria quotidiana e periodica, televisivo e dei servizi di corrispondenza pacchi, relativo al quinquennio 2016-2020.

AGCOM: FOCUS BILANCI DELLE IMPRESE OPERANTI NEL SETTORE DELL’EDITORIA QUOTIDIANA E PERIODICA, TELEVISIVO E DEI SERVIZI DI CORRISPONDENZA PACCHI

Quotidiani

Nell’editoria quotidiana e periodica, i ricavi registrati dalle principali imprese nel 2020 sono stati pari a 3,28 miliardi di euro, in flessione del 14,6% rispetto al 2019. Depurando l’attività estera svolta da alcuni editori, nel 2020, il fatturato del mercato italiano si è ridotto del 12,9% rispetto al 2019. In dettaglio, i ricavi editoriali sono scesi del 10,4%, mentre quelli pubblicitari del 17,3%.

Estendendo l’arco temporale dell’analisi del mercato italiano, tra il 2010 ed il 2020 i ricavi si nono più che dimezzati (-52,4%) passando da quasi 6,18 miliardi di euro del 2010 a meno di 3 miliardi di euro nel 2020.

Tra il 2016 ed il 2020 il margine netto (Ebit) delle imprese analizzate sia nell’attività interna che internazionale è stato mediamente pari al 1,5% annuo, ma nel 2020, rispetto all’esercizio precedente, ha subìto una brusca riduzione, passando da + 0,5% (registrato nel 2019) a -5,8%.

Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio risulta negativo in media del -2,2%. Nell’ultimo anno considerato è passato dal +3,4% del 2019 al -5,3% del 2020. Gli addetti delle principali imprese del settore nel periodo in esame si sono ridotti di oltre 2.000 unità (-11,4%), passando da un totale di circa 13.000 addetti nel 2016 a meno di 11.000 nel 2020, con una flessione di circa 800 unità rispetto al 2019.

Settore televisivo

Nel settore televisivo, i ricavi complessivi registrati nel 2020 dalle imprese analizzate hanno avuto una flessione dell’8,7% rispetto al 2019. Superiore alla media è risultata la riduzione per Mediaset (-9,2%) e Sky (intorno al -10%), mentre la Rai limita al -5,4% la diminuzione degli introiti complessivi, con il canone che flette del 4% e la pubblicità del 6,5% ).

Relativamente ai tre principali soggetti presenti sul mercato televisivo italiano, si osserva che tra il 2010 ed il 2020 i ricavi complessivi sono scesi del 21,9% (da 9,20 a 7,19 miliardi di euro) con una riduzione del fatturato intorno ai 2 miliardi di euro, di cui 1,45 imputabili a minori introiti pubblicitari (passati da 3,73 a 2,28 miliardi di euro) e circa 530 milioni di euro (da 2,98 a 2,45 miliardi di euro) dovuti a minori flussi di ricavo nella pay tv. In tale periodo i ricavi complessivi di Sky Italia sono rimasti relativamente stabili, intorno ai 2,9 miliardi, quelli della Rai sono passati dai 2,96 miliardi del 2010 ai 2,50 miliardi del 2020 mentre gli introiti di Mediaset in Italia si sono ridotti, corrispondentemente, da 3,44 a 1,80 miliardi di euro.

Tra il 2016 ed il 2020 il margine netto (Ebit) di tutti gli operatori considerati nell’analisi è risultato mediamente negativo per oltre 1 miliardo di euro (-2,3% dei ricavi), con un forte peggioramento nell’ultimo esercizio contabile analizzato (-10,2%).

In ragione della indisponibilità di una documentazione contabile utile a rappresentare compitamente le attività svolte in Italia, l’analisi non dà conto della componente, sempre più rilevante, rappresentata dagli introiti derivanti dalle offerte in streaming (Netflix, Dazn, Amazon Prime Video, Rakuten, Disney+, Tim Vision…).

In rapporto al patrimonio netto il risultato di esercizio 2020 mostra un valore negativo (-2,0 in media) con un consistente flessione nel 2020 (-13,5%).

Il rapporto tra cash flow operativo e ricavi nel 2020 mediamente risulta pari al 12,8%; le diverse modalità di contabilizzazione della spesa in contenuti e diritti televisivi determinano valori assai differenziati tra gli operatori di settore considerati nell’analisi.

Si stima inoltre che la spesa complessiva per produzione di contenuti e acquisizione di diritti (contabilmente composta da investimenti e specifiche poste contabili registrate nei costi operativi) sia valutabile, nel 2020, in oltre il 50% dei ricavi.

I dipendenti delle imprese analizzate, nell’intero periodo considerato, risultano in flessione di oltre 1000 unità rispetto al 2016, e si attestano a poco più di 21.000 unità a fine 2020 (di cui oltre 12.600 Rai; circa 3.200 Sky; 3.400 dipendenti in Italia del gruppo Mediaset), in linea con i complessivi livelli occupazionali del 2019.

Servizio consegna pacchi

Nel settore dei servizi di corrispondenza e consegna pacchi i ricavi complessivi del 2020 hanno registrato, rispetto al 2019, una crescita complessiva del 7,5%, sfiorando i 9,8 miliardi di euro. Dall’analisi emerge che tra il 2016 ed il 2020 i ricavi attribuibili ai servizi di corrispondenza ed altre tipologie minori sono scesi da 3,09 a 2,01 miliardi di euro (-35,0%), mentre quelli derivanti dai servizi di consegna pacchi dei principali operatori siano passati da 4,91 a 7,78 miliardi di euro (+58,5%). Si segnala il dinamismo di Amazon Italia Transport, che nel 2020 ha quasi raddoppiato i ricavi rispetto al 2019, arrivando registrare introiti per oltre 750 milioni.

Prendendo a riferimento il Gruppo Poste Italiane ed i principali corrieri espresso per il periodo 2010-2020 si coglie maggiormente la profonda trasformazione che sta investendo il settore: nel 2010 i ricavi da consegna pacchi risultavano inferiori agli altri servizi per 1,36 miliardi (3,26 mld € contro 4,62 mld €), mentre nel 2020 erano invece superiori per oltre 5 mld € (7,17 mld € contro 2,01).

Tra il 2016 ed il 2020 l’utile netto del settore in rapporto ai ricavi è risultato mediamente pari al 4,2%, con valori corrispondentemente più elevati per il Gruppo Poste Italiane rispetto alle altre imprese considerate (5,5% contro l’1,7%). Va rilevato peraltro come nel 2020 l’utile del gruppo Poste Italiane si sia ridotto rispetto al 2019 di 2,5 punti percentuali (dal 6,2 al 3,7%), mentre quello medio delle altre imprese considerate si è incrementato di 0,8 punti percentuali, passando dall’1,4% al 2,2%.

Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio segna invece un valore più elevato per le imprese operanti nella consegna dei pacchi (12,1% contro l’8,9% del Gruppo Poste Italiane).

Gli investimenti effettuati nel 2020 (819 milioni di euro) risultano in linea con quelli del 2019 e si confermano marginali (poco più del 5%) rispetto agli introiti. Tuttavia, si evidenzia come gli investimenti effettuati dai principali corrieri tra il 2016 il 2020 siano passati dal 10,1% al 19,0% del totale.

Gli addetti (circa 125.600 a fine 2020) risultano in flessione di circa 15.700 unità rispetto al 2016, riduzione dovuta principalmente ai processi riorganizzativi del Gruppo Poste Italiane.

Gli organici diretti delle altre imprese aumentano nell’intero periodo di circa 3.400 unità, in virtù di fenomeni di riorganizzazione e fusioni e di un maggiore radicamento (con la creazione, ad esempio, di hub logistici) nel territorio nazionale. Al riguardo è da evidenziare la crescita di Amazon Italia Transport che a fine 2020, con un aumento di circa 650 unità rispetto al 2019, contava poco meno di 1.500 addetti.

 

Roma, 4 febbraio 2022

 

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