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“Il qubit di Dio”: Fortunato Costantino esplora il confine tra scienza, coscienza e trascendenza nell’era dell’intelligenza artificiale

Un saggio che unisce meccanica quantistica e spiritualità per ridefinire coscienza e realtà nell’epoca dell’IA

Cosa lega la meccanica quantistica alla spiritualità, la coscienza umana all’intelligenza artificiale, la fisica alle domande ultime sull’esistenza?

Nel suo nuovo saggio Il qubit di Dio (Castelvecchi, fuori collana, 140 pagine, 20 euro, prefazione di Giuseppe F. Italiano), Fortunato Costantino propone una riflessione audace e affascinante: il divino come codice nascosto nella trama quantistica dell’universo.

Giurista, dirigente d’impresa e docente di Teoria generale della sostenibilità e Innovazione sociale alla European School of Economics, Costantino intreccia fisica, filosofia e metafisica per restituire una visione della realtà non come un insieme di oggetti, ma come un campo dinamico di possibilità in relazione, dove ogni atto di osservazione diventa creazione. Il qubit, simbolo dell’indeterminazione quantistica, diventa il filo conduttore di un pensiero che rifiuta la conoscenza come catalogazione e la riscopre come rivelazione.

Nel dialogo ideale con Heisenberg, Bohm e Whitehead, l’autore esplora i limiti dell’intelligenza artificiale, interrogandosi sul ruolo della coscienza come principio generativo e trasformativo, capace di dare senso a ciò che è ancora indecidibile. Il risultato è una visione dell’umano radicalmente nuova: non spettatore passivo, ma co-creatore di un cosmo che integra tecnica, scienza e spiritualità.

Il qubit di Dio è un invito a ripensare la nostra posizione nell’universo, a superare la separazione tra sapere e senso, e a riscoprire nella complessità della conoscenza una possibilità di trascendenza profondamente contemporanea.

Redazione

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