
Il confronto alla Camera sul futuro dei sistemi ETS (Exchange Trading System) ha rivelato uno scenario politico e sociale inedito. Tecnici, politici, colossi industriali e associazioni dei consumatori si sono ritrovati uniti dalla stessa preoccupazione: l’attuale impostazione della “transizione green” europea rischia di trasformarsi in una mannaia per l’economia reale.
Il paradosso della decarbonizzazione Il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, è stato chiaro: se il primo sistema ETS ha stimolato la decarbonizzazione, oggi il suo peso è diventato insostenibile. Grava per circa il 20% sul prezzo dell’energia elettrica, frenando l’elettrificazione proprio quando servirebbe accelerarla. Ma la vera minaccia è il nuovo ETS2, che estenderà i costi delle emissioni a carburanti e riscaldamento domestico. Senza correzioni immediate — avverte il Ministro — il rinvio di un anno sarà inutile e l’impatto sociale sarà devastante.

In questo contesto, un plauso va a Forza Italia, che ha avuto il coraggio di non nascondersi. L’iniziativa promossa dall’On. Luca Squeri è stata determinante per sollevare il velo su quello che sarà il tema cruciale dei prossimi mesi.

L’affondo di Consumerismo: “Basta incertezze” Nel suo intervento, Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo, ha lanciato un allarme privo di mediazioni, denunciando una realtà che la politica europea finge di non vedere.
“Oggi assistiamo a una convergenza rara: ferrovieri, aeroportuali, industriali e consumatori sono tutti d’accordo. Questo deve farci riflettere,” ha dichiarato Gabriele. “La verità è che i consumatori sono ormai divisi in due sole categorie: vulnerabili e futuri vulnerabili. Anche chi guadagna bene rischia domani di non sostenere le spese essenziali. Gli aiuti di Stato sono stati contabilizzati, ma nelle tasche dei cittadini non è arrivato un centesimo.”
Gabriele ha poi affondato il colpo sul meccanismo stesso:
“L’ETS2 scarica interamente su cittadini e imprese il costo folle di un meccanismo puramente finanziario. Non è lotta al cambiamento climatico, è speculazione. Aumentare i costi dell’energia non riduce i consumi — perché nessuno smette di muoversi o riscaldarsi per scelta — ma costringe a rinunciare a tutto il resto, affossando la produttività del Paese.”

La condanna alla “Finanza Green” Il messaggio è netto: le famiglie non guidano l’auto o accendono i termosifoni per “vizio”. L’aumento dei costi ambientali non riduce le emissioni, ma abbatte il potere d’acquisto e alimenta la Povertà Energetica. L’accusa verso Bruxelles è pesantissima: l’Europa chiede i voti ai consumatori, ma legifera a vantaggio delle multinazionali, spesso le stesse che hanno contribuito a danneggiare il pianeta. Siamo stanchi di essere schiavi della finanza: quella “green”, in questo contesto, diventa la più insopportabile delle ipocrisie.