
L’ex Ministro Calenda, che quel settore lo conosce bene, non deve essere uno sprovveduto. Non è un caso che i suoi parlamentari siano stati gli unici a disertare la famosa “cena riservata di Natale ” ( nel locale chic in Piazza di Pietra, per intenderci) dove, il 9 dicembre, il colosso energetico ha riunito un centinaio di parlamentari, quasi tutti di maggioranza ma con diverse incursioni dell’opposizione.
Il Gigante dai piedi d’argilla (e le mani di plastichina).
È il segreto di Pulcinella: la principale partecipata di Stato non fa mercato. La quasi totalità del suo business si regge su margini garantiti da servizi regolati o su una “rendita di posizione” fatta di clienti che, per inerzia o disinformazione, sono ancora convinti di essere nel regime di tutela.
L’attività principale, a questo punto, sembra non essere l’innovazione, ma il “cucinare” la politica. Si dice che nei corridoi dei ministeri, prima di prendere qualsiasi decisione strategica sull’energia – anche la più banale – la domanda di rito sia: “Ma Enel che dice?”.
Il paradosso dell’occupazione e il “Fentanyl” di Stato
Posta questa influenza (mica tanto assurda, considerando che dei 30.000 dipendenti italiani, si mormora che 20.000 siano un sovradimensionamento strutturale intoccabile), il paradosso esplode nei numeri.
Mentre la società impoverisce il Paese con offerte spesso fuori mercato e comportamenti sanzionati ripetutamente dall’Antitrust, il Governo ha iniettato 40 MLD di euro in bonus energia. Soldi dei contribuenti che, passando dalla Cassa Conguagli, finiscono nelle casse degli operatori come una dose di Fentanyl: una droga di Stato che tiene in piedi il sistema senza curarlo.
Il triangolo delle Bermuda dei call center
Ma l’aspetto più inquietante è il meccanismo infernale che si innesca quando un cliente prova a scappare.
Tenti di cambiare fornitore?
Tempo 3 secondi – un tempismo talmente perfetto da far dubitare della reale impermeabilità dei dati tra distribuzione e vendita – e vieni contattato. Ti dicono che “è meglio cambiare”, ti consigliano, ti guidano.
E il capolavoro avviene nei punti fisici. Si segnalano casi in cui, se provieni dalla tutela, vieni prima “parcheggiato” virtualmente su operatori terzi (magari senza nemmeno un mandato), per poi avere già pronte le carte per il “ritorno a casa”, spesso alle peggiori condizioni di mercato.
La scusa? “Ti abbiamo salvato”.
Numeri a tutti i costi
Negli ambienti si dice che la rete vendita sia pressata quotidianamente da obiettivi irreali. Numeri che servono ai capi area per dimostrare performance, che servono ai manager (spesso in carica giusto un paio d’anni) per incassare i bonus e garantire pranzi e supporto alla politica.
I consumatori vengono aggirati, i bonus statali usati per azzittire l’elettorato, il management mantenuto al suo posto.
Sarà per questo che sono proprio loro i principali detrattori degli Utility Manager?
Forse un gigante che deve fare numeri “a qualsiasi costo” teme come la peste l’idea che esistano professionisti qualificati, certificati ed etici. Meglio la giungla che la trasparenza.
Siete d’accordo se assegniamo a questa pregevole società il Rating 2026 dell’Immortalità?
Guardate il servizio al TG3 della mia amica e collega Barbara Cataldi:
CLICCA QUI PER GUARDARE IL SERVIZIO