
Nell’Europa di oggi, segnata da fratture geopolitiche e dalla crisi dell’ordine liberale, la Polonia emerge come un attore regionale destinato a contare sempre di più. Questa ascesa non nasce nel vuoto, ma affonda le radici nella lunga durata della sua storia, nella resilienza di una nazione che ha trasformato la tragedia in struttura e la perifericità in vantaggio.
La potenziale spartizione dell’Ucraina porrebbe alla Polonia un’ importante sfida strategica. Consoliderebbe l’influenza Russa su parte del paese invaso, cancellando qualsiasi speranza di integrazione in Occidente delle regioni in questione ma al contempo neutralizzerebbe l’Ucraina come zona di guerra aperta.
Mentre l’Ucraina occidentale pacificata e saldamente incorporata con l’Unione Europea potrebbe fungere da cuscinetto strategico ampliando il raggio di influenza Polacco.
L’eredità del Commonwealth polacco-lituano ha lasciato un solco profondo nella memoria geopolitica del paese: un’entità capace di influenzare gli equilibri dell’Europa orientale per secoli, la cui assenza innescò una competizione sanguinosa tra Germania e Russia.
Crescita economica e indipendenza energetica
La Polonia ha registrato una crescita del PIL del 2,9% nel 2024, superando le previsioni e posizionandosi come una delle economie più dinamiche dell’Europa centrale e orientale. Le previsioni per il 2025 indicano un’accelerazione al 3,5%, sostenuta da consumi interni robusti e investimenti pubblici significativi, inclusi quelli finanziati dai fondi dell’UE. Parallelamente, Varsavia ha compiuto passi decisivi verso l’indipendenza energetica dalla Russia. Nel 2022, ha interrotto le importazioni di carbone russo e, entro il 2025, ha eliminato completamente il gas e il petrolio russi dal suo mix energetico. Questa trasformazione è stata resa possibile grazie a investimenti in infrastrutture come il terminal LNG di Świnoujście e il gasdotto Baltic Pipe, che collega la Polonia alla Norvegia.
Difesa: investimenti record e ambizioni nucleari
La Polonia ha aumentato significativamente la spesa per la difesa, passando dal 2,7% del PIL nel 2022 al 4,2% nel 2024, con l’obiettivo di raggiungere il 4,7% nel 2025 . Questo incremento ha portato il budget della difesa a 38 miliardi di dollari nel 2024, superando quello di molti altri paesi europei. Il governo ha annunciato piani per espandere le forze armate a 300.000 soldati, inclusi riservisti, e ha introdotto programmi di addestramento militare per tutti gli uomini adulti . Inoltre, il Primo Ministro Donald Tusk ha proposto di considerare l’acquisizione di armi nucleari per rafforzare le capacità difensive del paese.
Una società resiliente e politicamente polarizzata
La forza della Polonia non deriva solo dalle sue scelte strategiche, ma anche dalla capacità di auto-organizzazione della sua società e dal suo ethos di resistenza. Dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, la nazione ha risalito la china grazie alla resilienza culturale, spirituale e comunitaria. Non è un caso se la Polonia contemporanea si fida poco delle istituzioni centralizzate e molto delle sue reti civiche. Questo mosaico complesso trova una polarizzazione politica tra due visioni opposte: da un lato, Piattaforma Civica, più conciliativa con Bruxelles e incline alla stabilità; dall’altro, Diritto e Giustizia (PiS), che cavalca un nazionalismo assertivo e diffidente verso l’UE. Eppure, entrambe si nutrono dello stesso sostrato storico: la memoria di una grandezza perduta e la volontà di riscatto.
Lezioni per imprese e cittadini
La lezione è chiara: trasformare i vuoti in opportunità, investire nei nodi di connessione, rafforzare la capacità di resilienza interna.
Le aziende, come gli Stati, vincono non solo con la forza, ma con la visione.
La Polonia non è diventata centrale per caso: ha investito in logistica, capitale umano, narrazione nazionale.
Oggi ogni impresa può domandarsi: sto costruendo la mia “Varsavia”?