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Bibite “zero”, etichette e marketing: cosa beviamo davvero?

Etichette "senza zucchero" attirano con marketing e dolcificanti, ma leggere attentamente e scegliere consapevolmente è cruciale per non cadere nell'illusione di salute.

Quando ci troviamo davanti allo scaffale del supermercato, la scelta sembra semplice: optare per un prodotto “senza zucchero”, “zero calorie” o “a basso contenuto di zuccheri” ci fa sentire più sani, più consapevoli e persino più virtuosi. Ma dietro le parole in etichetta e le immagini di naturalezza evocate dai colori delle confezioni, cosa si nasconde davvero? E quanto il marketing incide sulle nostre scelte?

Le etichette: impariamo a leggerle

Per capire come scegliere consapevolmente, è utile conoscere il significato delle principali diciture nutrizionali, così come riportato dal Ministero della Salute:

– A basso contenuto di zuccheri: significa che il prodotto contiene non più di 5 grammi di zuccheri per 100 grammi di prodotto solido o 2,5 grammi per 100 millilitri di prodotto liquido.

– Senza zuccheri: indica che il prodotto non supera 0,5 grammi di zuccheri per 100 grammi o 100 millilitri.

– Senza zuccheri aggiunti: il prodotto non ha zuccheri o altri ingredienti aggiunti per dolcificare. Se contiene zuccheri naturalmente presenti (ad esempio nella frutta), l’etichetta deve specificarlo con la frase “contiene naturalmente zuccheri”.

Queste informazioni sono fondamentali per orientarsi, soprattutto se si vuole ridurre il consumo di zucchero senza rinunciare al gusto.

 

Barbara Molinario, Segretario Generale di Consumerismo, ospite a Mi Manda Rai 3

Come si dolcificano gli alimenti senza zucchero?

Al posto dello zucchero, vengono utilizzati edulcoranti, sostanze che dolcificano senza apportare calorie significative. Sono autorizzati dall’Unione Europea solo dopo rigorose valutazioni di sicurezza.

In etichetta, i dolcificanti sono indicati con una sigla preceduta da “E” seguita da un numero, rendendo la loro individuazione immediata per chi conosce questi codici.

 

Gli edulcoranti possono essere:

– Intensi, con potere dolcificante molto superiore allo zucchero:

– Aspartame (E951): 150-200 volte più dolce dello zucchero (in commercio nell’UE dal 1983).

– Stevia (E960): 200-300 volte più dolce (approvata nell’UE dal 2011).

– Neotame (E961): incredibilmente potente, 7.000-13.000 volte più dolce (autorizzato nell’UE dal 2010).

– Poco calorici, come i polioli (xilitolo, sorbitolo, mannitolo), che dolcificano ma con un apporto calorico inferiore rispetto al saccarosio.

 

 

Cosa significa “zero” sulle bibite?

La dicitura “zero” si trova ormai ovunque, soprattutto nelle bibite gassate. Ma attenzione: il significato di “zero” varia a seconda del prodotto.

– Bibite “zero”: sono bevande in cui gli zuccheri sono sostituiti da dolcificanti artificiali o naturali come aspartame, sucralosio, sorbitolo, mannitolo o stevia. In questo caso, “zero” indica l’assenza di zuccheri, non necessariamente di calorie (anche se l’impatto calorico è minimo).

– Bibite “light”: hanno un contenuto calorico ridotto rispetto alla versione standard, ma potrebbero contenere quantità residue di zucchero e altri ingredienti diversi rispetto alle “zero”.

Dal punto di vista energetico, “zero” e “light” sono simili. Tuttavia, la parola “zero” è stata scelta più che altro per motivi di marketing: comunica meglio l’idea di purezza, leggerezza e azzera anche la “colpa” di consumare un prodotto percepito come goloso ma dannoso.

 

Luca Aristodemo Gentile – Mi Manda Rai 3

Bibite “zero” e marketing: il prodotto o l’illusione della salute?

Oltre alle parole usate, anche il design delle confezioni ha un impatto forte sulla percezione dei consumatori.

– Colori: predominano colori come il verde, l’azzurro, il bianco – tonalità che richiamano la natura, la freschezza, la salute.

– Grafica: linee pulite, essenzialità, assenza di sovraccarico visivo, per dare un’immagine di purezza e semplicità.

– Slogan: “naturalmente buono”, “senza sensi di colpa”, “fresco e leggero” sono frasi strategiche che rafforzano il messaggio di benessere.

Il risultato? Il consumatore non sta solo acquistando una bevanda, ma sta comprando una promessa di salute, spesso basata su percezioni più che su dati oggettivi.

Sono davvero più salutari?

Dal punto di vista strettamente nutrizionale, le bevande “zero” hanno un impatto calorico e glicemico inferiore rispetto a quelle zuccherate tradizionali, il che può essere utile in caso di diete ipocaloriche o di controllo glicemico (come nei diabetici). Tuttavia, l’uso costante di dolcificanti, soprattutto artificiali, è oggetto di discussione scientifica: alcune ricerche suggeriscono che potrebbero alterare la flora intestinale, influenzare il senso di sazietà o indurre una maggiore voglia di cibi dolci.

In altre parole: se ogni tanto si consuma una bibita “zero”, non è un problema; ma farne un’abitudine quotidiana potrebbe non essere la soluzione di salute che il marketing ci fa credere.

Perché costano di più?

Spesso le bibite “zero” costano più delle versioni tradizionali. Questo non dipende da un costo maggiore delle materie prime, ma da una precisa strategia commerciale:

– Posizionamento premium: prodotti percepiti come “più salutari” giustificano un prezzo superiore.

– Target di consumatori: si rivolgono a un pubblico più attento alla salute, disposto a spendere di più per sentirsi meglio.

– Costi di comunicazione: campagne pubblicitarie, redesign delle confezioni e sponsorizzazioni sportive (spesso legate all’idea di fitness e benessere) aumentano i costi di marketing, che si ripercuotono sui prezzi finali.

 

Cosa deve sapere il consumatore consapevole

Essere consumatori informati oggi significa andare oltre il claim pubblicitario. Significa:

– Leggere sempre con attenzione l’etichetta nutrizionale.

– Conoscere il significato delle diciture.

– Non farsi guidare solo dall’immagine “verde” o “naturale” del packaging.

– Ricordare che nessuna bevanda industriale, per quanto “zero”, può sostituire l’acqua o una sana alimentazione.

– Non confondere l’assenza di zuccheri con un generale “beneficio per la salute”.

Soprattutto, essere consapevoli che spesso, più che acquistare un alimento o una bevanda, acquistiamo una sensazione di benessere accuratamente costruita dalle strategie di marketing.

La scelta è nostra: meglio farla con consapevolezza.

Fonti:

1. Ministero della Salute, Etichettatura degli alimenti – Cosa dobbiamo sapere, 2015.

2. EUFIC – Gli edulcoranti: più alternative per una vita più dolce!, 2013.

3. EUFIC – Vantaggi e sicurezza degli edulcoranti ipocalorici, 2012.

Noi di Consumerismo ne abbiamo parlato nel servizio curato dal giornalista Luca Aristodemo Gentile per Mi Manda Rai 3, hanno parlato di zuccheri Barbara Molinario Segretaria generale dell’Associazione Consumerismo, Guendalina Graffigna, psicologa dei consumi Università La Cattolica; Riccardo Bertrando, creatore contenuti web; Nicoletta Gianni, endocrinologa e diabetologa del bambino; professor Enzo Spinsi, fisiologo della nutrizione presso l’Università di Bologna.

Ospiti in studio di Federico Ruffo, con Ylenia Buonviso, Debora Rasio, medico oncologo e ricercatrice, esperta di nutrizione, medicina integrata e prevenzione; Dario Dongo, avvocato esperto in diritto alimentare; Sabrina Giannini, giornalista e conduttrice di “Indovina chi viene a cena”.

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Barbara Molinario

Giornalista, direttrice del giornale Fashion News Magazine, collabora da oltre venti anni con diverse testate giornalistiche. Esperta di costume e moda. Docente di comunicazione, ufficio stampa, pubbliche relazioni, organizzazione eventi. Speaker radiofonica. Come presidente dell’Associazione no profit Road to green 2020, dal 2016 ogni anno organizza il Forum internazionale “La città del futuro” dedicato alla promozione della sostenibilità ambientale, con il sostegno del Ministero della Transizione Ecologica, tante istituzioni e realtà private attive nel mondo dell’ecologia. Mecenate appassionata di arte e cultura, promuove e favorisce le belle arti, dal 2017 dà voce e spazio a creativi attraverso il contest #roadtogreen sostenendo concretamente artisti, designer, ricercatori, studiosi, letterati. Attivista contro la violenza di genere in ogni forma, tramite il progetto Road to pink dà voce alle donne. Amministratore della società di eventi e ufficio stampa DBG Management & Consulting, è tra i soci fondatori del Convention Bureau Roma e Lazio, per anni ha militato in Confindustria. Tra le pubblicazioni ed i videocorsi: “Combattere il cyberbullismo. Riconoscere le Fake News. Gestire gli haters.”; “Zero, il libretto interattivo contro lo spreco del cibo”; “Racconto di una vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini.”; “Riciclare è un’arte”; “Sostenibilità nell’industria della moda, tra nuovi trend, falsi miti”.
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