Osservatorio OS.C.A.R.

Class Action in Italia, ecco come stanno le cose a 14 anni dall’avvio

L'avv.Fabio De Dominicis, nel suo intervento al convegno del 26 giugno 2024 alla Camera dei Deputati, ha offerto una panoramica completa dello stato dell'arte, evidenziando luci e ombre di questa procedura.

A 14 anni dall’introduzione della class action nel nostro ordinamento, è tempo di fare un bilancio di questo strumento di tutela collettiva. L’Osservatorio OSCAR – ha organizzato il 26 di giugno il primo dibattito multidisciplinare sull’Azione di Classe in Italia.

I numeri non raccontano tutta la storia

I dati sulle class action in Italia potrebbero sembrare scoraggianti: su circa 10 azioni avviate ogni anno, oltre il 50% si arena nella fase di ammissibilità. Tuttavia, De Dominicis invita a guardare oltre i numeri, sottolineando come questo periodo iniziale sia stato fondamentale per la “fase di apprendistato” di avvocati, giudici e parti coinvolte.

Le sfide e i limiti

L’esperto ha individuato diverse ragioni dietro l’apparente insuccesso della class action:

Limiti socioculturali: Avvocati, associazioni e giudici non sono ancora pienamente abituati a questo strumento, che richiede competenze multidisciplinari e un approccio innovativo.
Limiti strutturali: La carenza di organico nei tribunali e la complessità delle procedure hanno creato una sorta di “giustizia difensiva”, con giudici talvolta più propensi a dichiarare inammissibili le azioni per evitare un sovraccarico di lavoro.
Errori strategici: sotto la vigenza dell’art. 140 bis cod. cons. alcune associazioni hanno agito senza un mandato chiaro da parte dei consumatori, o hanno selezionato casi poco adatti alla class action, compromettendo il successo dell’azione.

Segnali positivi e prospettive future

Nonostante le difficoltà, De Dominicis vede un trend positivo in atto:

Maggiore sensibilità dei giudici: Si riscontra una maggiore apertura verso la class action, come testimoniato, tra l’altro, dalle due pronunce del Tribunale di Cagliari le quali hanno previsto di sottoclassi nel silenzio della legge.
Miglioramento delle tecniche di gestione: Avvocati e associazioni stanno affinando le loro competenze nella gestione delle liti di massa, ottenendo risultati significativi in termini di adesioni.
Riforma legislativa: La legge 31/2019 ha introdotto importanti novità, rimuovendo alcuni dei “paletti” che limitavano l’efficacia della class action, adottando un approccio orizzontale.
Direttiva europea: La Direttiva 2020/1828 UE apre la strada ad azioni transfrontaliere, rafforzando la tutela dei consumatori a livello europeo.

Verso un’americanizzazione della class action?

De Dominicis conclude il suo intervento con una provocazione: l’Europa si sta muovendo verso un processo di “americanizzazione” della class action. L’adozione di meccanismi di opt-out, l’apertura al third party funding, l’introduzione di incentivi all’azione simili al contingency fee, l’effetto deterrenza ottenuto attraverso azioni coordinate su più stati europei contemporaneamente, come nel caso di Euroconsumers/HP e la presenza dei principali studi legali statunitensi in città chiave europee, che denota uno stile di avvocato più imprenditoriale, sono tutti segnali che indicano un cambiamento di approccio verso questo strumento.
Conclusioni

La class action in Italia è ancora un cantiere aperto, ma le prospettive sono positive. Per raggiungere il pieno potenziale di questo strumento, è necessario un cambiamento culturale degli operatori del diritto, un maggiore utilizzo della tecnologia e un nuovo storytelling che renda la class action una bandiera non solo per i consumatori, ma anche per le imprese.

Cosa ne pensi? Sei d’accordo con l’analisi di De Dominicis? Credi che la class action possa diventare uno strumento efficace per la tutela di consumatori, lavoratori e imprese in Italia? Condividi la tua opinione nei commenti!

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