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Cataloghi, finti sconti e obblighi nascosti: attenzione a “Promozione al Risparmio” Consumerismo: «Non firmate nulla senza leggere. Attenti agli obblighi nascosti»

Sta tornando a circolare in diverse aree del Paese una truffa già nota alle associazioni dei consumatori, ma che negli ultimi giorni ha registrato un nuovo incremento di casi: la cosiddetta “truffa del catalogo”, messa in atto da sedicenti società di “promozione al risparmio” e da call center che operano con modalità aggressive e ingannevoli.

Ritorna a diffondersi in varie zone del Paese una truffa già nota alle associazioni dei consumatori, ma che negli ultimi giorni ha registrato un nuovo incremento di casi. Si tratta della cosiddetta “truffa del catalogo”, un sistema messo in atto da società che si presentano come enti di “promozione al risparmio” e da call center che operano con modalità aggressive e ingannevoli.

Consumerismo, attraverso lo sportello +Tutela, ha raccolto nuove segnalazioni, dove gli incaricati avrebbero effettuato più visite porta a porta nella stessa giornata.

Come avviene il raggiro

Il meccanismo, spiegano i consumatori che hanno denunciato il caso, segue uno schema costante. Tutto parte da una telefonata: un operatore informa che un incaricato passerà “solo per consegnare un catalogo di prodotti artigianali del Nord Italia con sconti esclusivi”, assicurando che non vi sarà alcun obbligo di acquisto.

Durante la visita, l’incaricato consegna un catalogo senza prezzi, parla di ipotetici sconti del 50%, propone una tessera fedeltà e chiede di firmare un foglio che, a suo dire, servirebbe soltanto per confermare la consegna del catalogo o autorizzare il trattamento dei dati personali.

Alla domanda, ormai ricorrente, “Ci sono obblighi di acquisto?”, la risposta è sempre la stessa: “Assolutamente no”.

L’inganno si rivela alcune settimane dopo. Un secondo incaricato si ripresenta per consegnare la “tessera definitiva” e comunica al cittadino che la firma apposta al primo incontro non era una semplice presa visione, ma un contratto che obbliga ad acquistare prodotti per importi che possono variare tra 3.000 e 6.000 euro in un periodo compreso tra i tre e i quattro anni.

Solo allora gli utenti scoprono che, nella tasca interna del catalogo lasciato giorni prima, era nascosto un foglio dattiloscritto con i prezzi reali degli articoli, che oscillano tra i 2.000 e i 4.000 euro per pezzo. A quel punto molti riferiscono di essere stati messi sotto pressione, con la frase: “Il termine per il recesso è scaduto”.

Una truffa già nota: diritti aggirati e pressioni psicologiche

Già in passato le Associazioni dei Consumatori avevano già denunciato pratiche analoghe negli anni passati. In realtà, spiegano gli esperti, il presunto contratto diventa realmente vincolante solo dal primo acquisto, e la firma iniziale non può obbligare nessuno se ottenuta in assenza di un’informativa chiara.

Consumerismo sottolinea che l’intero impianto del raggiro è costruito per generare confusione, sfruttare fragilità economiche e scoraggiare il cittadino dall’esercitare i propri diritti. La pressione psicologica, il linguaggio rassicurante e la promessa di sconti elevati mirano ad abbassare la soglia di attenzione e favorire la firma immediata.

A favorire la diffusione di queste tecniche è anche il contesto post-pandemico, in cui molte famiglie sono alla ricerca di soluzioni economiche vantaggiose e tendono a fidarsi più facilmente dei venditori porta a porta. In diversi casi, chi ha firmato ha raccontato di averlo fatto “per aiutare l’incaricato a ottenere la giornata pagata”.

Cosa prevede la legge e come difendersi

Il Codice del Consumo stabilisce che, per tutti i contratti stipulati fuori dai locali commerciali, il consumatore ha diritto al recesso entro 14 giorni, che può arrivare a 30 giorni quando la visita non è stata richiesta. Eventuali prodotti acquistati possono essere restituiti entro 14 giorni dalla consegna, con il diritto al rimborso totale.

È importante sapere che un modulo firmato senza una chiara informativa precontrattuale non ha valore e che, nei casi dubbi, il primo passo deve essere l’invio di una PEC o raccomandata A/R per esercitare il diritto di recesso, precisando che la firma è stata carpita con modalità ingannevoli.

Consumerismo: “Leggere prima di firmare, e segnalare ogni caso”

Dallo sportello +Tutela di Trapani arriva un invito alla massima prudenza:

«Raccomandiamo ai cittadini di non firmare nulla senza aver letto attentamente ogni riga e aver compreso tutte le condizioni. In caso di dubbi o pressioni è opportuno interrompere l’incontro e rivolgersi subito a un’associazione dei consumatori. Queste tecniche sfruttano il bisogno di risparmio, ma rischiano di trascinare le persone in obblighi economici ingiustificati».

Consumerismo invita chi ha ricevuto visite analoghe o ha firmato documenti poco chiari a inviare una segnalazione tramite il modulo di contatto di seguito o a rivolgersi agli sportelli locali per una valutazione del caso.

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