
L’Italia senza lavoratori green rischia di frenare la transizione ecologica
Mancano 2,2 milioni di professionisti della sostenibilità. Un’emergenza che rallenta imprese, consumatori e futuro del Paese
Il 14 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’educazione ambientale, un’occasione per riflettere su quanto la formazione e la conoscenza siano fondamentali per costruire una cultura della sostenibilità. Parlare oggi di lavoro e ambiente significa affrontare uno dei nodi più urgenti della transizione ecologica italiana: la mancanza di competenze green.
Un allarme che pesa sulla transizione ecologica
Negli ultimi giorni, Confartigianato ha lanciato un allarme che non può essere ignorato. Nel 2024 le imprese italiane avevano previsto l’assunzione di oltre 4,4 milioni di lavoratori con competenze green, cioè legate all’efficienza energetica, alla sostenibilità ambientale e all’innovazione verde, pari a più dell’80 per cento del totale delle assunzioni programmate. Tuttavia, quasi la metà di queste figure, circa 2,2 milioni di professionisti, sono risultate difficili da reperire sul mercato del lavoro. È una falla che rischia di sabotare la transizione ecologica, perché oggi non bastano le politiche verdi, servono persone capaci di realizzarle. Le difficoltà non sono uguali in tutto il Paese, ma si concentrano in particolare in alcune regioni dove la percentuale di irreperibilità supera il 50 per cento, come Trentino-Alto Adige, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Le micro e piccole imprese, insieme al settore artigiano, segnalano le maggiori criticità. Su oltre un milione e seicentomila lavoratori green che queste realtà avrebbero voluto assumere, più della metà non è stata trovata. Confartigianato avverte che il rischio è concreto: una transizione verde senza lavoratori green. Senza le competenze adeguate, anche le migliori strategie ambientali rischiano di restare sulla carta.
Perché mancano i profili green
Le radici del problema sono molteplici. Il sistema educativo e formativo fatica ad aggiornarsi con la rapidità necessaria, mentre le competenze richieste dalle imprese sono sempre più complesse e multidisciplinari. Servono conoscenze tecniche, normative e gestionali che permettano di affrontare la sostenibilità in modo concreto e innovativo. Formare un tecnico specializzato o un manager della sostenibilità richiede tempo e risorse, ma le aziende hanno bisogno di personale operativo subito. A questo si aggiunge una scarsa attrattiva verso queste professioni, ancora percepite come poco stabili o non sufficientemente remunerative. La realtà è diversa, perché i green jobs rappresentano oggi uno dei settori più promettenti e con migliori prospettive occupazionali. Le differenze territoriali, gli incentivi poco mirati e la frammentazione delle politiche formative accentuano il divario, creando zone del Paese dove le competenze green sono quasi assenti.
Le conseguenze per imprese e consumatori
La carenza di lavoratori qualificati ha effetti concreti. I progetti di ristrutturazione sostenibile, gli interventi di efficientamento energetico e l’installazione di impianti fotovoltaici procedono a rilento. Le famiglie che desiderano rendere le proprie abitazioni più efficienti si trovano ad affrontare tempi più lunghi e costi più elevati. La scarsità di tecnici e operai specializzati può far aumentare i prezzi fino al trenta per cento, rendendo la sostenibilità un privilegio e non una scelta accessibile. Le disuguaglianze territoriali diventano più marcate, con le aree periferiche che rischiano di restare escluse dai benefici della transizione verde. Anche la fiducia dei consumatori può essere minata se le promesse di un futuro sostenibile non trovano riscontro nella realtà quotidiana.
Formazione e politiche mirate per colmare il vuoto
Per invertire la rotta serve un impegno congiunto tra istituzioni, scuole e imprese. Occorre integrare i temi della sostenibilità nei programmi scolastici e nei percorsi tecnici, promuovere la formazione continua e premiare le aziende che investono in competenze green. I modelli di istruzione duale e apprendistato possono rappresentare un punto di svolta, avvicinando i giovani al mondo del lavoro e alle esigenze reali delle imprese. Allo stesso tempo è fondamentale rendere più attrattive queste professioni, mostrando che la sostenibilità è un ambito dinamico e ricco di opportunità.
Un impegno comune per un futuro sostenibile
La transizione ecologica non può compiersi senza il contributo delle persone. Ogni cittadino può sostenere questo cambiamento scegliendo prodotti e servizi che rispettano l’ambiente e premiano le imprese responsabili. Investire nella formazione, nell’innovazione e nelle competenze significa costruire un’economia più solida, capace di crescere nel rispetto del pianeta e delle generazioni future. L’Italia ha le potenzialità per essere protagonista di questa trasformazione, ma per farlo deve colmare il divario tra ciò che serve e chi può realizzarlo. La sostenibilità non è solo una parola d’ordine, è una responsabilità condivisa che deve diventare pratica quotidiana.