Si è concluso con un’archiviazione senza addebiti il procedimento istruttorio avviato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nei confronti delle società Facile.Energy e Servizio Energetico Italiano (SEI), entrambe appartenenti al gruppo italiano Equity. L’Autorità ha riconosciuto l’efficacia delle misure adottate dalle due aziende per prevenire le attivazioni non richieste di forniture di energia elettrica e gas, una delle pratiche più frequentemente segnalate nel mercato libero.
Il commento di Consumerismo
Consumerismo No Profit, da anni in prima linea nella difesa dei consumatori contro le pratiche scorrette nel settore energetico, esprime stupore e disappunto per l’archiviazione del procedimento, alla luce dell’elevato numero di segnalazioni ricevute.
“Siamo sinceramente sorpresi dalla decisione dell’Antitrust – dichiara Giovanni Riccobono, Direttore Generale dell’associazione –. Solo nel corso del 2024 abbiamo ricevuto numerose segnalazioni relative a presunte attivazioni non richieste riconducibili a Facile.Energy e SEI. Molti utenti ci hanno riferito di essere stati cambiati di fornitore senza aver mai firmato nulla, o in seguito a conversazioni telefoniche ambigue e prive di reale consapevolezza contrattuale.”
“Se da un lato prendiamo atto dell’esito positivo per le società coinvolte, dall’altro non possiamo ignorare ciò che accade quotidianamente sul campo. I consumatori continuano a subire danni concreti, spesso con gravi conseguenze economiche e operative. Non basta parlare di riduzione dei reclami: serve trasparenza sostanziale, verificabile e sistemica nelle pratiche di acquisizione clienti.”
Conseguenze tangibili per gli utenti
In molti dei casi seguiti dall’associazione, i consumatori coinvolti si sono trovati a:
- pagare doppie bollette nello stesso periodo;
- perdere condizioni contrattuali vantaggiose o bonus legati al precedente fornitore;
- affrontare complessi iter di ripristino della fornitura originaria, spesso senza assistenza.
Le attivazioni non richieste, quindi, non sono una mera irregolarità formale, ma un fenomeno che ha impatti concreti sulla vita quotidiana, creando disagi, costi imprevisti e perdita di fiducia verso l’intero sistema del mercato libero.
L’ambiguità dell’OTP: una firma che non basta
Altro nodo critico è l’uso del codice OTP (One Time Password) come unica modalità di accettazione contrattuale.
“In troppi casi, come rilevato da testimonianze dirette, l’operatore richiede il codice OTP durante la chiamata, senza spiegare chiaramente che quel gesto equivale a firmare un nuovo contratto – spiega Riccobono –. Il consumatore, ignaro, si ritrova vincolato senza aver compreso cosa stesse effettivamente autorizzando.”
Secondo Consumerismo, il solo invio di un OTP non può garantire la validità consapevole del consenso, specie in un contesto dove molte acquisizioni avvengono telefonicamente, con utenti spesso fragili, anziani o poco informati.
Una riforma strutturale è ancora necessaria
Consumerismo ribadisce che il problema delle attivazioni senza consenso resta strutturale nel mercato libero, e chiede con forza che AGCM e ARERA:
- rafforzino gli strumenti di verifica preventiva del consenso;
- rendano obbligatorio un doppio canale di conferma scritto e registrato;
- adottino sanzioni rapide ed esemplari in presenza di violazioni;
- introducano sistemi di tracciabilità chiari, accessibili e verificabili anche per il consumatore.