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Caldo, medici Sima: con rialzo temperature e inquinamento è allarme pelle

Nelle aree urbane fino al +20% di macchie cutanee e rughe più profonde sul viso. Temperature sempre più elevate aumentano l’età biologica dell’organismo. Ecco come difendere la pelle da caldo estremo e inquinanti

Il mix tra inquinamento atmosferico e ondate di calore nelle città italiane accelera l’invecchiamento della pelle e aumenta il rischio di tumori cutanei. A lanciare l’allarme è la (), che con l’innalzamento delle temperature su tutto il territorio nazionale richiama l’attenzione sulla salute della pelle.

Con l’arrivo dell’estate, la pelle si trova in prima linea: è al tempo stesso una barriera protettiva contro i raggi solari e un bersaglio vulnerabile per l’inquinamento atmosferico e il caldo estremo sempre più frequente negli ambienti urbani – spiega Sima – L’inquinamento compromette anche l’equilibrio del microbiota cutaneo, favorendo processi infiammatori e accelerando l’invecchiamento cellulare.

Uno degli studi più autorevoli in materia, pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology, ha esaminato la pelle di 400 donne tra i 70 e gli 80 anni: i risultati mostrano che coloro che vivevano in aree urbane ad alta esposizione al traffico e al particolato fine (PM2.5) presentavano fino al 20% in più di iperpigmentazioni rispetto a chi risiedeva in zone meno inquinate. Un impatto paragonabile a quello del fumo di sigaretta.

Anche l’ozono troposferico, un inquinante che si forma prevalentemente nei mesi estivi, è stato correlato a un aumento della profondità e diffusione delle rughe. Uno studio tedesco ha evidenziato come l’ozono degradi i lipidi protettivi della pelle e induca uno stress ossidativo persistente.

Il caldo, inoltre, agisce direttamente sul cosiddetto orologio biologico della pelle: le temperature elevate, sempre più comuni nelle estati cittadine, accelerano i processi d’invecchiamento. Una recente ricerca americana pubblicata su Science Advances nel 2025 ha rilevato che l’esposizione prolungata a giornate molto calde (oltre i 32 °C) è associata a un invecchiamento biologico precoce: a livello cellulare, chi vive in aree soggette a caldo estremo mostra un’età biologica fino a 14 mesi superiore rispetto a chi vive in zone più fresche.

“I danni estetici rappresentano solo la punta dell’iceberg – sottolinea il presidente Sima, – L’invecchiamento cutaneo causato da inquinanti, calore e radiazioni UV è strettamente connesso all’aumento del rischio oncologico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre il 90% dei tumori cutanei non melanoma è attribuibile all’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti – sia naturali che artificiali. In Italia, i dati dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) confermano un trend in crescita: nel 2023 sono stati registrati circa 24.000 nuovi casi di melanoma, con un incremento del 20% negli ultimi dieci anni. Il rischio è particolarmente elevato nelle aree urbane soggette a effetto isola di calore e prive di adeguata copertura vegetale”.

Cosa possiamo fare, concretamente?

Proteggere la pelle non è solo una scelta estetica, ma un vero e proprio atto di prevenzione sanitaria. Ecco le raccomandazioni della Società Italiana di Medicina Ambientale, valide soprattutto nel periodo estivo:

  • Evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore centrali della giornata (dalle 11:00 alle 16:00);
  • Applicare quotidianamente creme solari ad ampio spettro (UVA, UVB e con filtri anti-inquinamento), anche in ambito urbano;
  • Integrare l’alimentazione con antiossidanti naturali, come vitamine C ed E e polifenoli;
  • Privilegiare la frequentazione di aree verdi e alberate, che contribuiscono ad abbassare la temperatura locale e migliorare la qualità dell’aria;
  • Monitorare i livelli di ozono e PM2.5 tramite app o bollettini ARPA, evitando attività fisica all’aperto nei giorni critici;
  • L’uso di prodotti dermatologici contenenti prebiotici e postbiotici rappresenta una strategia innovativa, accessibile e scientificamente fondata per preservare la salute della pelle, mantenere un microbiota equilibrato e ridurre i danni da smog.

“La pelle è un sofisticato sensore ambientale, ma anche un organo vulnerabile”, conclude il Dott. , chirurgo plastico e Coordinatore Sima per la Regione Lazio. “Le evidenze scientifiche ci confermano che vivere a contatto con la natura – anche all’interno delle città – contribuisce a ridurre il carico tossico e favorisce i processi rigenerativi. Integrare verde, acqua, ombra e biodiversità negli spazi urbani non è solo una scelta estetica, ma una vera e propria strategia di salute pubblica”.

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