La Rubrica del Presidente

La Barba-Truffa del CLI Spoofing: un filtro che non funziona

Perché il nuovo sistema dell’AGCOM per bloccare il telemarketing selvaggio non è la soluzione che speravamo. E chi c’è davvero dietro al business delle chiamate indesiderate.

Il parallelismo al Barbatruffa del Cli-Spofing, l’ho mutuato dal bravo collega Alessandro Robecchi, in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 20 agosto 2025.

È ormai famoso come l’Antitrust o come il mitico Registro delle Opposizioni. Il termine CLI Spoofing è salito alla ribalta grazie a un’intensa campagna di lobbying da parte di società di rappresentanza di interessi e categorie economiche, che hanno spinto con forza per convincere tutti: dai commissari AGCOM ai deputati, dai quotidiani alle radio e TV, fino a una parte di quelle associazioni di consumatori che, come al solito, da questo genere di manovre traggono solo un piccolo tornaconto personale.

Il risultato? Un presunto “filtro” tecnologico che, nel migliore dei casi, è una soluzione parziale e, nel peggiore, una vera e propria farsa. Per capire perché, dobbiamo prima fare un passo indietro e capire come funziona la tecnologia che sta alla base di queste truffe.

La debolezza del sistema telefonico

Il principio è tanto semplice quanto pericoloso: nelle reti telefoniche, il numero del chiamante non è verificato dalla rete del ricevente, ma è “autodichiarato” dal chiamante stesso. Il CLI Spoofing (dove CLI sta per Calling Line Identifier, cioè identificativo della linea che sta chiamando) sfrutta proprio questa falla: si chiama da una linea, ma se ne maschera il numero mostrandone un altro. Ad esempio, si chiama dall’estero, ma il tuo telefono visualizza un numero mobile italiano, come quello del tuo vicino o di un’azienda locale.

Il nuovo filtro AGCOM è stato progettato per affrontare questo problema in due fasi:

  • Per la linea fissa (in vigore dal 19 agosto): il sistema filtra tutte le chiamate provenienti dall’estero che mostrano un numero fisso italiano. La logica è semplice: è quasi impossibile che una linea fissa italiana si trovi all’estero.
  • Per il mobile (in arrivo): qui la faccenda si complica, perché le linee mobili sono per definizione portatili. In sintesi, il sistema dovrebbe verificare se il numero dichiarato dal chiamante corrisponde a una numerazione attiva. Se non lo è, la chiamata viene bloccata.

Il problema, e il motivo per cui questo filtro non funzionerà, è che i truffatori sono un passo avanti. Sfrutteranno semplicemente numeri di cellulari attivi, rubati o acquisiti illegalmente. Magari useranno proprio il tuo, senza che tu lo sappia. E quindi, la chiamata arriverà lo stesso.

L’inganno del telemarketing e i veri responsabili

Lo spoofing è la tecnica, ma lo scopo è la truffa. Chi chiama ha quasi sempre intenzioni fraudolente. Spesso i call center si trovano all’estero, in paesi non regolamentati, e il CLI Spoofing serve a rassicurare la vittima, a convincerla a rispondere.

Una volta che hai risposto, le truffe si dividono in due categorie principali:

  1. Furto diretto: ti vendono un servizio che non ti forniranno mai o ti chiedono dati sensibili per frodarti.
  2. Acquisizione di consensi fasulli: ti convincono a cambiare fornitore di servizi (energia, telefonia, assicurazioni) usando informazioni false. Questi consensi, una volta acquisiti, vengono venduti a terzi: le grandi aziende.

Ed è qui che si arriva al punto più delicato, che fa emergere un business illegale, sporco e pericoloso. Basti pensare al recente caso di Sky, dove l’AGCOM ha messo in discussione l’intera filiera del teleselling illegittimo.

Il meccanismo è lo stesso di una lettera: se ti invio una busta e come mittente scrivo “Giorgia Meloni”, non hai modo di sapere che l’ho mandata io. Il mittente è autodichiarato, nessuno lo controlla. Mutatis mutandis, è così che funziona la rete telefonica e, di conseguenza, il CLI Spoofing.

La nostra soluzione: un contratto telefonico “consenziente”

Per fermare questo traffico che genera miliardi di euro di danni, Consumerismo ha da tempo proposto una soluzione che, pur apparendo drastica, salverebbe il mercato del telemarketing legale: eliminare la validità dei contratti estorti telefonicamente.

Proponiamo il “Contratto telefonico consenziente”. Questo meccanismo è semplice: un contratto dove il consumatore chiama un call center per avere informazioni su un’offerta o un servizio. Solo se il consumatore, dopo aver espresso la sua volontà, avvia le procedure per la contrattualizzazione a distanza, il contratto è valido.

Inoltre, vanno rafforzate le sanzioni, aggiungendo la responsabilità penale per quelle aziende e i loro amministratori che convertono contratti falsi in contratti veri e propri, senza dimostrare di avere il consenso effettivo del consumatore.

Un proposta talmente ovvia che è sostenuta da 97.000 cittadini italiani, con la nostra petizione BASTA IL TELESTALKING.

Sembra ovvio, ma questo meccanismo è osteggiato da tutti. L’ostracismo arriva soprattutto dal mondo politico, che si è lasciato convincere da una piccolissima parte degli operatori del teleselling, che millantano la perdita di migliaia di posti di lavoro. È una scusa falsa, usata per non toccare un business miliardario. Le aziende che ottengono le commesse hanno sede in Italia, ma il lavoro sporco lo subappaltano a call center con sedi all’estero, spesso fuori dalla regolamentazione europea.

Se la politica distrugge decine di settori di mercato con scelte scellerate a favore di monopoli e faccendieri, viene da chiedersi perché si rifiuta di toccare il teleselling. Forse perché, dietro questa enorme fabbrica di truffe, si nasconde anche un’enorme e sofisticata lavatrice di denaro sporco?

Luigi Gabriele

Luigi Gabriele è un giornalista (iscritto al'ODG del Lazio) e comunicatore pubblico (iscritto all'associazione di categoria), con una solida expertise in relazioni istituzionali e comunicazione pubblica. La sua formazione accademica include una laurea in Scienze Politiche Universià Sapienza di Roma con indirizzo politico amministrativo e una specializzazione in affari regolatori, relazioni istituzionali e comunicazione pubblica. Dopo aver maturato diverse esperienze professionali in aziende e università, dal 2008 è attivamente impegnato nel sociale come attivista per la tutela dei consumatori. In questo ambito, ha ricoperto il ruolo di esperto e comunicatore pubblico per le principali organizzazioni del settore. Luigi Gabriele è un consulente stabile per i principali media italiani in materia di economia & consumi. La sua competenza è riconosciuta anche a livello istituzionale, essendo componente dei gruppi di lavoro sulla tutela del consumatore del Ministero dello Sviluppo Economico e avendo fornito consulenza specialistica a numerose commissioni parlamentari su testi legislativi riguardanti la protezione dei consumatori. Attualmente, è presidente di Consumerismo no profit, la lobby indipendente dei consumatori italiani. E' docente in comunicazione pubblica presso il Master di secondo livello in "Management e governance della pubblica amministrazione" dell'Università Niccolò Cusano. La sua carriera testimonia un impegno costante per l'informazione, la difesa dei diritti e la promozione della conoscenza. presidenza@consumerismo.it www.luigigabriele.it
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