
Per capire come stanno le cose, dobbiamo iniziare a dirci la verità senza troppi giri di parole.
Siamo nel 1987 quando secondo il rapporto Brundtland, il primo documento redatto sulla sostenibilità, definisce lo sviluppo sostenibile come modello che risponde ai bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelle future. E per bisogni intende essenzialmente quelli relativi a noi esseri umani per poter vivere ancora e ancora in questo mondo.
Arriviamo nel 2000, quando l’ONU stabilisce la prima Dichiarazione del millennio, in altre parole che i 193 Paesi membri si impegnavano a raggiungere 8 goal.
Questi goal sono stati raggiunti solo in parte, così nel 2015 sono stati redatti i 17 SDG, cioè gli obbiettivi di sviluppo sostenibile, che compongono la tanto menzionata Agenda 2030, che dal nome ci fa capire che prevede che questi obiettivi debbano essere raggiunti entro il 2030.
I 17 SDG fanno riferimento a tematiche sociali, ambientali, economiche e istituzionali. Ciascuno è suddiviso in una serie di sotto-goal (per la precisione 169) che vengono a loro volta misurati attraverso degli indicatori specifici.
Possiamo capirli più semplicemente attraverso le “cinque P” dello sviluppo sostenibile, che racchiudono i concetti espressi nei sotto-goal, e corrispondono a: persone, prosperità, pace, pianeta, partnership.
Vien da sé che la Sostenibilità include l’Ambientalismo, non è un sinonimo di ambientalismo.